Il giorno seguente la scossa sismica del 26 ottobre 2016 che ha colpito l’Italia Centrale, un’amica mi ha fatto la seguente domanda su Fb [1]:
La mole di link e notizie sul web certi di imminenti esplosioni del Vesuvio è davvero incontrollabile in questi giorni. Studi americani, titoloni dappertutto. È veramente ansiogeno tutto ciò. Come reagire?
Sull’argomento avevo fornito delle prime risposte in questo post e in quest’altro, ma di seguito riproduco, senza ritocchi, ciò che ho scritto direttamente a lei, col linguaggio di un commento da socialmedia e con la sola aggiunta di link di approfondimento:
DIGRESSIONE PRELIMINARE
(Se vuoi andare al sodo, passa direttamente al prossimo paragrafetto; questo l’ho scritto in Circumvesuviana, che è il mio luogo creativo per eccellenza, dove ho oltre un’ora di viaggio e, dunque, tendo a dilungarmi)Negli ultimi giorni sono stato poco sui socialmedia, ma nonostante ciò, sul terremoto di ieri ho comunque avuto la ventura di incrociare post e status davvero incredibili: ieri sera sulla mia timeline c’è stato chi ha messo in relazione il terremoto con una tempesta solare [2], chi con l’esperimento Haarp [3], chi ancora ha fatto allusioni ad un arbitrario abbassamento della magnitudo per evitare rimborsi e ricostruzioni. Tecnicamente, sono ignoranti che strizzano l’occhio al complottismo, invece d’impegnarsi in letture serie.
Tra questi, specie nell’area napoletana, sono presenti, appunto, anche i catastrofisti/apocalittici del Vesuvio. Si tratta di una categoria composita e, per semplificare, ne distinguerei due grandi sottoinsiemi.
1) Innanzitutto ci sono le persone che non hanno idea di come funzioni un vulcano, per cui pensano che l’eruzione possa essere in qualche modo correlata con un terremoto a centinaia di km di distanza; costoro su Fb esprimono un timore sincero e meritano attenzione e risposte (ma i canali istituzioni ed autorevoli sono ancora rari e lacunosi, per cui tali persone sono spesso preda dei ciarlatani).
2) Poi c’è una seconda grande sottocategoria, quella dei cinici e degli spudorati, ovvero coloro che sfruttano tale paura e, anziché contribuire a colmare il vuoto informativo che ne è alla base, la alimentano e la allargano, ovviamente lucrandoci. Questi sono produttori e spacciatori di bufale, pressappochisti di webjournal votati al clamore, mistificatori e sensazionalisti a caccia di click, ma sono anche disadattati in cerca di visibilità e, il peggio del peggio, sono politici che speculano sulle emozioni a fini di consenso (devo fare il nome o lo intuisci da solo a quale leader populista, cospirazionista, antiscientifico, misogino e xenofobo mi riferisco?).VENIAMO AL SODO
Il fenomeno del clamore vesuviano dopo un disastro è ciclico e, per questa caratteristica, potremmo definirlo anche pavloviano: non appena la terra trema in qualche punto d’Italia (ma accade anche con i maggiori sismi in altre zone del globo), per riflesso condizionato, dopo poco, si parla della catastrofe che sarà prodotta dal vulcano napoletano. Quest’attenzione morbosa deriva soprattutto dalla sua notorietà, così forte nell’immaginario collettivo nazionale (ma, appunto, anche internazionale). Da ciò, come nella catena di montaggio di un’industria, discende la sua notevole capacità di attirare audience, ovvero click, dunque denaro prodotto dagli spazi pubblicitari (banner, spot, réclame) delle pagine-web in questione. Come dico spesso, il Vesuvio è “una notizia bomba“, anche quando non c’è alcuna notizia.PIU’ NELLO SPECIFICO
Le modalità di questo clamore pavloviano che il Vesuvio suscita periodicamente cominciano ad essere note e fanno leva su ulteriori forme di sensazionalismo. Ad esempio:
1) “Uno studioso americano ha detto…“, come se quell’unico tizio oltre-oceano (sappiamo chi è, e non è nemmeno un vulcanologo) possa saperne di più di decine di ricercatori napoletani che – tra Osservatorio Vesuviano, INGV, CNR e Università – sono i maggiori esperti al mondo del Vesuvio. Ma siccome siamo un po’ esterofili, allora ecco che quel titolo fa scalpore.
2) A questo esempio, però, ne va affiancato un altro in cui la medesima appartenenza statunitense è declinata in maniera opposta: “Lo Stato italiano si accorda con i militari USA per evacuarli in caso di allarme, ma non dice nulla ai residenti…“. Qui gli americani di cui ci fidavamo prima sono diventati sospetti, ma d’altra parte sappiamo come sono quelli là…
Questo per dire una cosa precisa: ma davvero pretendiamo coerenza dai complottisti? Impossibile.PER CONCLUDERE
Dunque, per rispondere alla tua domanda finale, dovremmo reagire a più livelli:
1) istituzionale: sono anni che aspettiamo un profilo Fb della Protezione Civile o una campagna informativa espressamente dedicata al Vesuvio;
2) scientifico: e, devo dire, l’INGV ha un profilo social molto attivo e rispettabile, che però meriterebbe un aumento di organico;
3) personale/individuale: dobbiamo leggere organi d’infomazione migliori e pretendere una migliore informazione, dobbiamo verificare le fonti e condividere sempre con cautela, dobbiamo – avendo tempo e pazienza – smontare le tesi infondate che incontriamo sui nostri spazi digitali.
Insomma, dobbiamo tutti alfabetizzarci a questo linguaggio contemporaneo e, con la forza dei buoni argomenti, marginalizzare le “legioni di idioti” di cui parlava Umberto Eco.
Per il caso del Vesuvio, ci proviamo – in maniera autonoma e indipendente – con la pagina Fb “Rischio Vesuvio: informiamoci e attiviamoci“.
Successivamente ho aggiunto due ulteriori link:
Comunque, meno male che c’è Anna Trieste:
“Ma che gli vuoi dire a questi primati senza pollice opponibile che durante un terremoto invocano l’eruzione del Vesuvio se non che sono la sfaccimma della gente?“
Non c’entra col Vesuvio, ma con l’analfabetismo. Oggi ho fatto altri strepitosi incontri sulla mia timeline di Fb. Un tizio sostiene che il recente terremoto nelle Marche sia dovuto alla mancanza di dolmen e menhir, rimossi dalla chiesa cattolica. Questa tesi fantasiosa si rifà alle affermazioni di uno pseudoscienziato – Pier Luigi Ighina – che sosteneva di proteggere il proprio territorio dai sismi grazie ad una sorta di accumulatore energetico solare.
Questo è il livello su cui speculano i ciarlatani.
Sulla pseudoscienza di Pier Luigi Ighina, consiglio questo articolo di Gianni Camoretto pubblicato su “Query”, rivista del “CICAP” (il 4 settembre 2016): “La valvola antisismica di Ighina“.
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INTEGRAZIONE del 23 novembre 2016:
Oggi “Valigia Blu” ha riproposto il vademecum per arginare le “fake news“, così da contribuire a migliorare l’ambiente digitale di ciascuno. La direttrice, Arianna Ciccone, nella sua condivisione su Fb ha aggiunto un nono suggerimento:
9) cerchiamo di mantenere la nostra mente aperta al confronto, cerchiamo di mettere in discussione le nostre stesse posizioni, magari per riconfermale ma solo dopo averle sottoposte a vaglio critico e alla sfida delle idee, evitando di assecondare – nella relazione con i contenuti e l’informazione – solo il desiderio di vedere confermate le nostre pre-esistenti opinioni e convinzioni.
NOTE al post:
[1] https://goo.gl/cVHkXd
[2] https://goo.gl/5iq6sH
[3] https://goo.gl/NQPXx2