Cultura del cemento

Un post interessante di Ciro Teodonno è “Horror vesuviano“, dedicato all’abusivismo edilizio (e non solo) sulle pendici del vulcano.
L’articolo, del 6 maggio 2009, è tratto dal suo blog personale “Fairbanks-142”:

L’ennesimo documentario [un’anticipazione] solleva l’ennesimo polverone sul Vesuvio.
Stavolta si punta il dito sull’abusivismo edilizio e la follia dei vesuviani.
Si noti che oltre all’abusivismo c’è la subdola cultura del condono e dell’aumento delle cubature. Queste infatti non sono altro che la palese esplicitazione dell’ipocrisia e del clientelismo nostrano.
Non ho la parabola né il decoder ma vivo all’ombra del Vesuvio e mi guardo attorno senza i paraocchi dell’opportunismo.
I giornali locali avevano già accennato, a proposito dell’aumento delle cubature, alla disponibilità da parte di alcuni sindaci vesuviani tra i quali anche quello di San Sebastiano, di seguire tale linea di pensiero permettendo il completamento dei solai delle abitazioni preesistenti.
La qual cosa sembrerebbe a primo acchito aver un senso logico, infatti le ceneri eruttive sfondano i tetti, creando danni talvolta sottovalutati, e secondo il sindaco vesuviano quest’iniziativa frenerebbe ulteriori elevazioni e quindi l’abusivismo stesso.
Ma andando più a fondo ci si renderà conto che, oltre al non poter frenare una piaga quale quella dell’abusivismo, che solo i reali controlli e le reali sanzioni potranno realmente arginare, il provvedimento è in antitesi con quelli di spopolamento della zona rossa.
Infatti come ha giustamente accennato anche il presidente dell’Ente Parco Ugo Leone (così non dirà più che ce l’ho con lui!), il permettere un aumento, anche se ipoteticamente definitivo, delle cubature aumenterebbe l’afflusso di popolazione nella zona rossa di rischio vulcanico, in opposizione alle iniziative regionali di incentivazione economica al trasferimento.
Che dire poi dell’Ospedale del Mare. Già, il suo nome sembra una sberleffo alla logica, così come la sua posizione lo è al buon senso.
Magari l’avessero chiamato Ospedale del Vulcano sarebbero stati meno ipocriti.
Infatti, quello che sarà il più grande centro ospedaliero del Mezzogiorno rasenta (o come molti sostengono, rientra) nella zona rossa, con tutto quel che ne scaturisce. Anche in questo caso la sua stessa presenza e l’indotto che ne consegue, farà affluire in un una delle aree più a rischio del pianeta una massa notevole di persone, e con un piano d’evacuazione incoerente con le infrastrutture esistenti. Vi siete mai trovati sulla SS-268 in una normale giornata lavorativa? Beh, vi sarete resi certamente conto del contesto e delle sue incongruenze.
Cos’è che spinge a tanta cecità!
E’ mai possibile che in nome del profitto, del ritorno politico e dei meschini interessi privati si dimentichi la polveriera sulla quale si è seduti?

Per ulteriori informazioni:

  1. National Geographic Italia di febbraio, pagg. 18-19
  2. Il Mattino del 03/04/2009 – pag. 42
  3. La Repubblica del 05/05/2009 (qui e tra i commenti)

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Tra i commenti alcuni articoli sul “Piano casa” della Regione Campania (BURC 2 gennaio 2011) con cui si consente l’edificabilità della zona rossa:

  • Redazione de “L’ora vesuviana”, Piano casa: si potrà edificare anche nella zona rossa del Vesuvio (qui)
  • Redazione de“L’ora vesuviana”, Non c’è una reale emergenza, ma il Vesuvio deve fare paura (qui)
  • Alberto Puliafito, Zona rossa del Vesuvio, blitz Pdl in regione: si potrà tornare a costruire nelle aree vietate (qui)
  • Alessio Zucchini, servizio sul rischio vesuviano e l’edificabilità nella zona rossa trasmesso dal TG1 del 23 gennaio 2011 (h20) [mio resoconto]
  • Amato Lamberti, Lo sfasciume urbano ha creato paesaggi di paura (qui)
  • Ciro Teodonno, Prospettive verdi per Massa di Somma (qui)
  • Alcuni articoli dei giorni pre-elettorali del maggio 2011 sulla proposta del Presidente del Consiglio S.B. di legalizzare le case abusive a Napoli (Corriere della Sera, L’Unità, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Libero, Il Mattino) (QUI e QUI)
  • Antonio Russo, Cemento abusivo, record nel vesuviano, “Il Mattino”, 24/12/2008 (QUI)
  • Emanuele Ragosta, Abusivismo edilizio, la vera piaga del Vesuviano…, “Associazione culturale Il Confronto“, dicembre 2008 (?) (QUI)
  • Francesco Gisonna, Lo stadio di Ponticelli verso la bocciatura, “DNApoli”, 20 marzo 2013 (QUI)

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AGGIORNAMENTO del 23 giugno 2014:
Il blogger MalKo ha scritto alcune riflessioni in merito ad un decreto legge (“Falanga“) presentato in Senato riguardante l’abusivismo edilizio campano, con particolare riferimento all’area vesuviana. Tra i sindaci più impegnati nel sostenere questo provvedimento c’è quello appena eletto a Torre del Greco. E’ da ricordare, inoltre, che a Terzigno si registra il primo – e finora unico – caso italiano di sindaco rimosso per manifesta incapacità a fronteggiare il fenomeno dell’abusivismo edilizio: Rischio Vesuvio e l’abusivismo edilizo da obliare (blog “Rischio Vesuvio”, 22 giugno 2014).

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AGGIORNAMENTO dell’8 settembre 2014:
Un articolo di MalKo si sofferma sul fenomeno dell’abusivismo in area vesuviana: «[…] l’abusivismo e i condoni, minano immediatamente il territorio e la sicurezza di quelli insediati con le carte in regola, e ancora espongono le generazioni future a un rischio maggiore a causa dell’aumento del pericolo, perché secondo la scienza, con il tempo cresce la possibilità che l’eruzione che verrà abbia un indice energetico decisamente più alto delle stime probabilistiche attuali […]». Nel post è rinnovato, inoltre, l’invito al Presidente del Consiglio Renzi di istituire «una commissione d’inchiesta parlamentare che faccia luce sul fenomeno» (invito già espresso in questo post di una settimana prima).

14 thoughts on “Cultura del cemento

  1. “La Repubblica”, 5 maggio 2009, http://napoli.repubblica.it/dettaglio/i-vesuviani-continuano-a-sfidare-il-vulcano/1628584

    Abusivismo e nessuna via di fuga. I vesuviani sfidano il vulcano
    Il più grande ospedale del Mezzogiorno, quasi ultimato, tagliato a metà dalla zona rossa; vie di fuga impraticabili, piano di decongestionamento dell’area disatteso, abusivismo edilizio. A sette chilometri dal Vesuvio. Gli abitanti dell’area vesuviana continuano a sfidare il vulcano che guarda minaccioso Napoli. E così fanno le istutituzioni

    di Ilaria Urbani

    Vie di fuga impraticabili, piano di decongestionamento dell’area disatteso, abusivismo edilizio e il più grande ospedale del Mezzogiorno, quasi ultimato, tagliato a metà dalla zona rossa. A sette chilometri dal Vesuvio. I cittadini vesuviani continuano a sfidare il vulcano che guarda minaccioso Napoli e così anche buona parte delle loro istituzioni. “Si muore con l’esplosione delle bombe, con le alluvioni: noi qui abbiamo il Vesuvio e ce lo teniamo.”

    Questa dichiarazione inquietante di una signora residente da sempre ad Ercolano apre il documentario “Chi ha paura del vulcano?”, in onda stasera (mercoledì 6) alle ore 23 su Current tv (canale 130 Sky), il social network diretto dal premio Nobel Al Gore. Il Vesuvio dorme da quasi 70 anni, fa paura a tutti, ma non ai quasi 600mila residenti nei 18 comuni inseriti nella zona rossa che da lì non ci pensano proprio ad andarsene. Nel documentario, inserito nella rubrica Vanguard di Current tv, l’autore Andrea Postiglione, giornalista videomaker napoletano 25enne laureato in studi arabo islamici, una collaborazione con Al Jazeera per il programma 48 Naples e con l’Espresso per il reportage fotografico “Pane e camorra”, documenta come l’Ospedale del mare sia tagliato a metà dalla zona rossa. Il progetto di massima firmato da Renzo Piano, quasi ultimato tra Cercola e Ponticelli e costato 190 milioni di euro, prevede un edificio da 450 posti letto, un albergo da 50 per le famiglie dei pazienti e una palazzina uffici su un’area di 134mila metri quadrati.

    Zoomando la mappa del piano delle vie di fuga, redatto dalla Protezione civile, Postiglione , mostra l’Ospedale del mare attraversato dalla zona rossa. A cento metri dalla fine dell’area pericolosa ( e a pochi passi dai campi rom dati alle fiamme l’anno scorso), quasi mille persone tra pazienti, residenti e personale medico, in caso di eruzione del Vesuvio, dovrebbero scappare nel giro di pochi minuti. La struttura sanitaria dovrebbe essere inaugurata a breve, per adesso pare che gli stop siano dovuti soltanto ai ritardi per la scelta dei macchinari e degli arredi. Al centro del documentario il piano di decongestionamento dell’area redatto nel 2005.

    Nella zona a pochi passi dal cratere ci sono villette, alberghi e bed & breakfast di nuova costruzione. “Il piano è chiuso in un cassetto – spiega l’autore Andrea Postiglione – e prevedeva entro il 2013 una nuova sistemazione per 61mila persone, oggi a quattro anni da quella scadenza meno di 5mila hanno deciso di cambiare area e in 9 dei 18 comuni la popolazione è aumentata, San Giuseppe Vesuviano è in cima alla lista dei comuni dal cemento selvaggio. Dal 2001 quasi 3500 persone, molte di origine cinese, hanno deciso di vivere qui.” Il piano della protezione civile prevede che in caso di allarme in 72 ore quasi 600mila persone dovrebbero lasciare la zona con le loro auto e con i 1500 bus messi a disposizione dalla Regione Campania. Ma le strade dell’area potrebbero non sopportare un traffico di quella portata. La statale del Vesuvio, la 268, dove il limite di velocità è di 60 km orari, non è stata ultimata. La via di fuga dei comuni di Ottaviano, Boscotrecase e San Giuseppe Vesuviano culmina in una stradina sovrastata da un piccolo ponticello molto basso. Un passaggio impossibile per gli autobus di soccorso. “Un imbuto – commenta il vicesindaco di Ottaviano Michele Pizza – da quando hanno progettato la statale sono passati 20 anni, poi i lavori sono stati ostruiti dalle case, per la maggior parte abusive.” L’assessore alla Protezione civile della Provincia di Napoli, Francesco Borrelli, denuncia che il piano di evacuazione ha due grossi limiti. “E’ sostanzialmente teorico e non lo si sta facendo vivere alle amministrazioni locali. Il rapporto tra il Vesuvio e i residenti dei comuni vesuviani è simile a quello che i giovani hanno con l’Aids: ”.

    L’assessore punta il dito contro il dipartimento della Protezione civile che dovrebbe stanziare più soldi per l’informazione ai cittadini e le prove del piano d’evacuazione. “A meno che non vogliamo abbattere i due terzi delle case – spiega – riallargando e ricostruendo le vie di fuga e rendendole semplici e facilmente percorribili”. Scappare sì, ma come? si chiede l’autore del documentario. Secondo il vulcanologo Giuseppe Rolandi l’eruzione del Vesuvio potrebbe interessare anche Napoli. “Dobbiamo predisporre mappe a 360 gradi, Napoli non può essere esclusa, esempi eclatanti come l’eruzione del 1906 ci dicono che la città è stata coinvolta, sono morte 31 persone”. Ma ha senso morire per un panorama sul Vesuvio? Si chiede l’emittente Current tv. La risposta arriva da un ragazzo intervistato: “Se mi trasferisco in un altro posto so che mi mancherà questo paesaggio, ogni mattina quando mi affaccio vedo il Vesuvio dalla mia finestra”. Amen.

  2. “L’ora vesuviana” del mese di gennaio 2011 ha diverse pagine dedicate alla possibilità di cementificare nella zona rossa aperta dal “Nuovo Piano Casa” della Regione Campania.
    Ecco i due articoli principali, entrambi della Redazione:

    Piano casa: si potrà edificare anche nella zona rossa del Vesuvio

    Il nuovo Piano casa stilato dalla Giunta di centro destra targata Caldoro è legge: approda sul bollettino regionale n. 2 del 10 gennaio la norma che modifica la legge regionale 28 dicembre 2009, n. 19 (misure urgenti per il rilancio economico, per la riqualificazione del patrimonio esistente, per la prevenzione del rischio sismico e per la semplificazione amministrativa) e la legge regionale 22 dicembre 2004, n. 16 (norme sul governo del territorio).
    Obiettivi del nuovo Piano casa, sono “il contrasto alla crisi economica, la tutela dei livelli occupazionali, lo stimolo all’utilizzo delle energie rinnovabili, l’incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e privata anche attraverso la riqualificazione di aree urbane degradate o esposte a particolari rischi ambientali e sociali”. Praticamente, leggendo bene tra le righe, anche edifici fatiscenti o finora usati come ufficio potranno diventare al 50% nuove abitazioni, aumentando di fatto il numero di persone che potrà andare a vivere nella zona a rischio. L’emendamento, prima firmataria la consigliera regionale di Somma Vesuviana Paola Raia (Pdl), si basa sul fatto che”gli immobili esistenti” da ristrutturare non debbano essere esclusivamente abitazioni.
    Una prospettiva che fa a cazzotti con lo spirito del 2003 che incentiva l’esodo in caso di un “imminente” rischio Vesuvio, anche se c’è da dire che il bonus di 30 mila euro proposto alle famiglie che abbandonavano la zona a rischio, negli anni si è rivelato un flop: solo 106 nuclei accettarono, e di questi molte solo fittiziamente poiché lasciarono la casa ad altri. Fra le novità previste dal piano c’è l’ampliamento, per uso abitativo, fino al 20% della volumetria esistente per gli edifici residenziali uni-bifamiliari, per edifici di volumetria non superiore ai 1.500 metri cubi, per edifici residenziali composti da non più di tre piani fuori terra. Viene inoltre eliminata la condizione che tutto ciò si può attuare solo alla prima casa. Inoltre sarà consentito a chi vuole demolire un immobile costruito in aree a rischio di ottenere una ‘moneta urbanistica’ con un aumento volumetrico del 50% per la ricostruzione in aree non a rischio. Previsti anche casi in cui è consentito il cambio di destinazione d’uso per edifici a destinazione turistico-alberghiera in modo da trasformarli in abitazioni civili. Questo a patto che il 35% di quelle abitazioni venga destinato all’housing sociale. Vengono snellite le procedure inerenti la riqualificazione delle aree degradate, che può avvenire attraverso la riconversione delle aree industriali dismesse da almeno tre anni, senza più attenersi al limite dei 15 mila metri quadri.
    “Le aree riqualificate possono essere destinate ad edilizia abitativa, insediamento di negozi e botteghe artigiane, allestimento di uffici”. E fin qui tutto bene, si può pensare leggendo tra le righe della Legge regionale.
    Ma se si pensa che tutto questo potrà avvenire all’interno di quei territori tracciati intorno da una linea perimetrale rossa, qualcosa non quadra. Sì, perché all’interno della “zona rossa” non solo non sarebbe stato possibile edificare ex novo quasi nulla, ma soprattutto con un programma di governo mirato si era tentato (fallendo) di econgestionare l’intera area così da rendere più vivibili territori martoriati dal cemento selvaggio e più percorribili, in caso di catastrofe, le già disastrate vie di fuga, dal Vesuvio appunto.
    Quando nacque si chiamava, infatti, “Operazione Vesuvia” e doveva servire a decongestionare (a mezzo bonus di 30.000 euro) l’hinterland vesuviano rientrante nella zona rossa, quella più esposta in caso di eruzione.
    Dopo la presentazione di una regolare domanda si accedeva ad una graduatoria e poi al credito, purchè si andasse via (moglie e figli a seguito più cane e gatti) in un comune non a rischio.
    Alla fine senza girarci intorno, non si era decongestionato un bel niente e soprattutto si erano imposti esclusivamente vincoli, nonostante aumentassero gli abusi
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    Non c’è una reale emergenza, ma il Vesuvio deve fare paura

    Secondo Legambiente nei 18 comuni a rischio, nella zona rossa, vivono circa 600 mila persone, ed esistono 45 mila costruzioni abusive, di cui 5 mila dentro il Parco Nazionale del Vesuvio e nonostante questo nell’aprile 2009 il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Capasso (oggi capogruppo del Pd all’opposizione in Provincia di Napoli), chiese all’allora governatore Bassolino un “patto speciale” per i Comuni dell’area protetta, in modo da consentire di applicare anche nella zona rossa l’allora Piano casa berlusconiano. Aveva “ragione” Capasso, allora. Ora l’introduzione di questa modifica alla legge regionale del 2003 apre nuove “possibilità” a chi finora mal sopportava il vincolo di inedificabilità.
    “Lo spirito dell’emendamento presentato dalla maggioranza – fa sapere in una nota l’assessore all’urbanistica della Regione il prof. di ingegneria della Federico II Edoardo Cosenza – era di ridurre dal 100% di uso abitativo al 50% di uso abitativo. Ma se l’emendamento, come sembra, non è chiaro e si espone a diverse interpretazioni, mi impegno a chiarirlo nel regolamento attuativo. Perché lo prometto: neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa”.
    Qualcosa ancora non torna. Mettiamola così: se siamo imprenditori facoltosi o addirittura una cordata di imprenditori facoltosi e decidiamo di investire nel mattone, dove investiamo? Per un attimo, prima di continuare a leggere, provate a rispondere, facendo finta di essere a capo della holding del cemento.
    D’istinto non verrebbe mai di rispondere che chi ha deciso di investire nel mattone potrebbe anche decidere di farlo in una zona dove assolutamente non si può costruire, se non altro perché i suoli o i relativi immobili diroccati e fatiscenti esistenti, costerebbero pochissimo. Se poi per fortuna, una legge regionale rimette in discussione e “annulla” tutti i vincoli precedenti, quello che poteva sembrare un investimento inutile, si sarebbe trasformato per magia in una affare speculativo di portate stratosferiche.
    Giochini a parte, ai cittadini comuni, come chi scrive, che non saranno mai mega imprenditori del cemento, chi la dice la verità? Mi spiego meglio: come sta veramente il Vesuvio? Secondo gli studiosi se il vulcano si risveglia sarà un disastro.
    Il piano evacuazione appare insufficiente mentre le Istituzioni e la stessa opinione pubblica, in questi anni, hanno gravemente sottovalutato il pericolo.
    “Il rischio di un’eruzione del Vesuvio è molto alto e non bisogna mai abbassare la guardia”. Questo è stato l’allarme lanciato in occasione dell’ultimo convegno organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania. In particolare, secondo lo stesso presidente dell’Ordine, Francesco Russo: “La gente ha sottovalutato la pericolosità del caso e quando il Vesuvio esploderà, sarà uno scenario drammatico, nonostante la grande attenzione della Protezione Civile. Il vero dramma è che, nonostante il divieto di non abitare quella zona, la speculazione edilizia ha continuato a costruire sotto le pendici del vulcano”. Dal punto di vista scientifico, il Vesuvio è costantemente monitorato. L’Osservatorio vesuviano, in questi anni, ha installato una minuziosa rete di strumenti per il controllo dei parametri geofisici e geochimici oltre a quelli relativi alla sismicità, alle deformazioni e alle stesse emissioni di gas dal sottosuolo. Secondo lo studioso, chi ha davvero sottovalutato la pericolosità del Vesuvio sono state la politica e la stessa opinione pubblica. “Quando il Vesuvio esploderà – sostiene Russo – sarà uno scenario drammatico, nonostante la grande attenzione della Protezione Civile.
    Il vero dramma è che, nonostante il divieto di non abitare quella zona, la speculazione edilizia ha continuato a costruire sotto le pendici del vulcano. Tale situazione è evidente già guardando la montagna da lontano. Lo sguardo cade, purtroppo, su quelle abitazioni che, in caso di esplosione verrebbero spazzate via dalla lava e dai lapilli. Eliminate, annullate e cancellate, in un solo attimo tutte quelle vite annientate. Subito, perché, nonostante i piani di evacuazione, le costruzioni sono troppo vicine al cratere del Vesuvio”. È certamente vero che un’eruzione vulcanica, a differenza di quanto avviene per i terremoti, è prevedibile anche se, ancora oggi, non è possibile stabilire quale sarà il suo andamento; se si concretizzerà, cioè, in fenomeni che non costituiscono una minaccia diretta per la vita umana o se evolverà in forme catastrofiche. Una “inutile” evacuazione a scopo preventivo, tra l’altro, rischia di ingenerare tra la popolazione sfiducia nelle stesse strutture preposte alla sorveglianza vulcanica e alla protezione civile. Secondo Francesco Santoianni nel suo libro Disaster Management – Protezione Civile (Accursio Editore) l’ipotesi più accreditata, in caso di “eruzione di tipo vesuviano” prevede all’inizio, subito dopo l’esplosione del “tappo” che oggi copre internamente il cratere, il lancio nell’atmosfera di grandi quantità di “fallout piroclastico” (sostanzialmente, ceneri e lapilli) che, spinte dalla gravità e dal vento, ricadono in un’area più o meno vasta; le conseguenze di questa pioggia, se non si interviene in tempo, possono essere disastrose in quanto il fallout piroclastico può appiccare incendi e accumularsi sui tetti delle abitazioni provocandone il crollo. L’eruzione può evolversi, anche in breve tempo, in fenomeni immediatamente pericolosi per le persone, quali ad esempio, nubi ardenti (surge) o rovinose valanghe (lahar). L’ultimo fenomeno, in rigoroso ordine temporale, sarebbe la colata lavica a valle. Secondo quando riportato in un’intervista su Il Mattino all’ex direttore dell’Osservatorio vesuviano, il professore Giuseppe Luongo “Non c’è preparazione nell’area vesuviana, non hanno elaborato alcuna ipotesi di riorganizzazione del territorio a rischio, per cui oggi si stanno nascondendo dietro gli scienziati”.
    Luongo, già docente di Fisica del vulcanismo all’università di Napoli, ha presentato uno scenario a dir poco inquietante. “È come se vi fosse stato un salto di qualità nella dinamica del vulcano – afferma Luongo – e quanto questo nel futuro potrà pesare per una ripresa dell’attività eruttiva è tutto da studiare e interpretare”. Secondo Luongo molte notizie che riguardano l’attività del vulcano non sono state rese note all’opinione pubblica. “In primo luogo, per dare tranquillità alla gente. Secondo, perché non c’è preparazione nell’area vesuviana e questa è la denuncia che dobbiamo fare, perché abbiamo superato i quattro anni dalla predisposizione del Piano della Protezione Civile nazionale. È da dire tuttavia che il piano nazionale è largamente inadeguato alla realtà del Vesuvio, e inoltre i Comuni che non hanno elaborato alcuna ipotesi di riorganizzazione del territorio a rischio si stanno nascondendo dietro gli scienziati, spesso in disaccordo tra loro. Bisogna organizzare il territorio, pertanto la comunità locale dovrebbe evitare di costruire nuove strade, ma impegnarsi nel riorganizzare l’urbanistica “selvaggia” frutto di speculazione edilizia iniziata dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
    Alla domanda se poi in caso di eruzione esiste una possibilità di fuga per la popolazione, Luongo ha così replicato: “Innanzitutto l’ipotesi del piano prevede questo: l’eruzione sarà fortemente esplosiva, e verrà prevista quindici giorni prima ma io posso assicurare che non ci sono elementi scientificamente validi per prevedere un’eruzione con così largo anticipo, perché l’eruzione, sull’esperienza acquisita a livello mondiale, viene prevista poche ore, fino a un massimo di due o tre giorni, prima”.
    Stiamo messi male e quello che ci conforta è che non ce la passeremmo affatto bene anche se fossimo dei mega imprenditori del cemento
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    l’Ora
    redazione@loravesuviana.it

    [Fonte: http://loravesuviana.files.wordpress.com/2011/01/lpdf-gennaio-11.pdf ]
    [Website: http://loravesuviana.wordpress.com/ ]

  3. “Il fatto quotidiano”, 16 gennaio 2011, http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/16/zona-rossa-del-vesuvio-blitz-pdl-in-regionesi-potra-tornare-a-costruire-nelle-aree-vietate/86725/

    Zona rossa del Vesuvio, blitz Pdl in regione: si potrà tornare a costruire nelle aree vietate
    In barba al rischio sismico e vulcanico, ma soprattutto in spregio alla lotta all’abusivismo, il Popolo della libertà campano ha votato un emendamento alla legge del 2003 che vietava nuove costruzioni sulle pendici del vulcano
    di Alberto Puliafito

    C’era una volta la zona rossa del Vesuvio: area a rischio sismico e vulcanico dove, dal 2003, non si poteva più edificare oltre all’esistente. Ora però, una Legge regionale campana, di fatto rischia di favorire il proliferare di costruzioni nell’area a rischio. Si tratta di un emendamento alla legge regionale del 2003 che consentirà interventi di ristrutturazione edilizia “anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito”. Insomma, alle pendici del Vulcano in piena zona rossa si potrà di nuovo edificare in barba al rispetto delle norme di sicurezza e della lotta all’abusivismo edilizio.
    Vediamo come. L’articolo 5 della L.R. 10 dicembre 2003 n. 21, al comma 1 sancisce il divieto di “rilascio di titoli edilizi” che consentano “la realizzazione di interventi finalizzati all’incremento dell’edilizia residenziale” in zona rossa.
    Il divieto è coerente con le enormi preoccupazioni che riguardano l’area in questione. Un’area densamente popolata per la quale esiste anche un piano d’emergenza nazionale che prevede il trasferimento in aree sicure di tutti gli abitanti (più di 550mila persone) dei 18 comuni interessati dal rischio. Sulla questione Vesuvio e sulla sua pericolosità si spendono, da anni, interventi e parole. Esiste un osservatorio vesuviano con sistema di monitoraggio permanente. Si è avanzata la richiesta di estendere ulteriormene la zona rossa. Legambiente ha stimato in circa 50mila le abitazioni abusive, e ha parlato di un piano di evacuazione ancora in alto mare.
    Si è tentato – senza successo, a onor del vero – di convincere gli abitanti della zona a trasferirsi altrove, con un “bonus” di 30mila euro per le famiglie che avessero abbandonato la zona rossa. Si sono poi verificati anche episodi di dubbio gusto, come per esempio l’infelice battuta dell’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che disse, a proposito di un’eventuale eruzione del vulcano: “Da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia”.
    Insomma, fra battute e questioni serie, che l’area sia a rischio è cosa ben nota e il vincolo del 2003, che poneva fine alle edificazioni, di fatto, riguardava un’area di ben 250 chilometri quadrati.
    Ma poi gli anni passano, si arriva alla fine del 2010, si discute del Piano Casa berlusconiano e alla fine si arriva alla Legge regionale n.1 del il 5 gennaio 2011, in cui spicca un emendamento. La prima firmataria è il consigliere regionale Paola Raia (PdL), di Somma Vesuviana. Con l’emendamento si modifica il comma 2 art. 5 della legge del 2003. Quello che stabilisce le eccezioni ai divieti: in zona rossa era possibile effettuare interventi “di adeguamenti funzionali o di natura igienico-sanitaria relativi a immobili esistenti”.
    Adesso, sono concessi “gli interventi di ristrutturazione edilizia, anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le previsioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il cinquanta per cento della volumetria originaria dell’immobile sia destinata ad uso diverso dalla residenza”.
    Semplificando, questo vuol dire che in zona rossa si può demolire e riedificare. Dov’è finita la prevenzione? Dov’è la lotta all’abusivismo?
    Edoardo Cosenza, Assessore regionale alle Opere e Lavori pubbici e alla Protezione civile sul territorio e Difesa del suolo, fa sapere, a mezzo stampa, che “Lo spirito dell’emendamento presentato dalla maggioranza era di ridurre dal 100% di uso abitativo al 50% di uso abitativo. Ma se l’emendamento, come sembra, non è chiaro e si espone a diverse interpretazioni, mi impegno a chiarirlo nel regolamento attuativo. Perché lo prometto: neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa.”
    Il capogruppo del Pd in Regione Campania, Giuseppe Russo, interpellato sull’emendamento, è perentorio: “E’ una follia”. Poi però, afferma di avere una speranza, quasi una certezza: “Sono sicuro che la Giunta Regionale non darà corso a nuove edificazioni. Ci sono piani di protezione civile e leggi nazionali da rispettare”.
    E allarga il raggio del discorso: “Il territorio campano è fragile, esposto ad avversità e rischi di vario grado. Noi abbiamo cercato di frenare i tentativi di edificazione in queste zone: la preoccupazione principale che abbiamo è come ridurre il peso delle residenze in queste aree, che non riguardano solo il rischio vulcanico, ma l’intero territorio”.
    Promesse dal centrodestra, speranze del centrosinistra che, in minoranza in Regione Campania, non ha i numeri per bloccare l’emendamento. Che esiste, ed è legge dal 5 gennaio scorso.
    Insomma, c’era una volta la zona a rischio del Vesuvio, e non ci si poteva più costruire: era un fatto, ed era chiaro. Ora, invece, bisogna aspettare un regolamento attuativo che risolva l’ambiguità della zona rossa.

  4. Nell’edizione delle ore 20 di domenica 23 gennaio 2011 il TG1 ha trasmesso un servizio da SSV di Alessio Zucchini sul rischio vulcanico e la nuova legge urbanistica regionale che consente di edificare nella “zona rossa”. Il servizio dura 1’30” e vi sono due brevi interventi del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo e dell’ambientalista Pasquale Raia; viene citato, infine, anche l’assessore regionale alla protezione civile Eduardo Cosenza, il quale avrebbe promesso che “neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa“.
    Il servizio tratta un paio di aspetti noti: il rischio di vivere a SSV (e nella zona rossa) e la pericolosità del Vesuvio (che può produrre “centinaia di eruzioni”); riferisce, inoltre, del nuovo “piano casa” della Regione Campania (giunta di destra, insediata da meno di un anno), ma non ne approfondisce le contraddizioni con il rischio evocato nella prima parte. Si limita a citare acriticamente le parole dell’assessore (tra l’altro “alla difesa del suolo”) e conclude in maniera allusiva alla irrazionalità degli abitanti locali: “intanto c’è già chi costruisce“.
    Probabilmente è vero, questa nuova legge urbanistica campana ha tra i primi effetti quello di muovere immediatamente le betoniere (legali e illegali), ma mi domando se siano irresponsabili prima gli abitanti o i loro governanti. E’ un po’ la questione dell’uovo e della gallina, ma appunto, che se ne abbia coscienza anche da parte di chi comunica a milioni di spettatori.

  5. “Il mediano”, 26 gennaio 2011, http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=12335

    LO SFASCIUME URBANO HA CREATO PAESAGGI DI PAURA
    Ci si affanna a parlare di turismo come unica possibilità di rilancio e sviluppo del territorio. Ma l’appeal si crea puntando sulla bellezza delle città e delle sue case, se non c’è questo te le scordi le folle di turisti
    di Amato Lamberti

    Paesaggi di paura. È il titolo di un libro dedicato alla paura nel Medioevo che mi viene sempre in mente quando di notte mi trovo a percorrere quell’immensa periferia che da dentro Napoli si stende fino a Nola, a Giugliano, a Torre Annunziata. Più che stendersi, in realtà si accatasta in modi e forme che hanno dell’incredibile in quanto si stenta a capire quale logica abbia presieduto a scelte urbanistiche che sembrano pensate per creare difficoltà alla vita di una persona normale e, soprattutto, di una bruttezza che da sola genera paura e insicurezza.
    Molti hanno parlato di sfasciume urbano ma l’espressione non rende appieno una situazione nella quale è impossibile rintracciare un ordine anche solo di natura funzionale. A meno di non voler considerare alcune strade, quelle di collegamento tra paesi che sono solo spezzoni di un’unica periferia nella quale neppure gli abitanti sanno sempre bene orientarsi, come punto di riferimento ordinativo delle attività commerciali e artigianali. Una specie di front office dove tutto è lecito pur di farsi vedere e di attrarre l’attenzione anche più distratta, dalle megavetrine che invadono i marciapiedi, alle insegne luminose spropositate e multicolori, alle merci esposte fin sui marciapiedi sia che si tratti di generi alimentari, di oggetti d’arredamento, di capi di abbigliamento, ma anche di biciclette, vasi da balcone per fiori e piante, cesti e canestri di ogni dimensione.
    Un’orgia, per così dire presepiale, di ostensione quasi liturgica di ogni sorta di merci e di attività lavorativa. Ma quando la sera si spengono le luci dei negozi, chiudono i battenti le attività produttive e di servizio, la gente per la strada si dirada, alla fioca luce dell’illuminazione stradale, il paesaggio cambia. Le strutture di esposizione, vuote ma lasciate a presidiare gli spazi, assumono l’aspetto di relitti di qualche naufragio abbandonati sul bagnasciuga dei marciapiedi, che servono solo a intralciare il cammino dei rari passanti e a rendere più difficoltoso il parcheggio selvaggio.
    Ma la vera apoteosi del coacervo e dell’accatastamento lo si trova alle spalle delle strade principali, in quella specie di back office labirintico, dove il silenzio è rotto solo dalla voce dei televisori che per tutta la notte illuminano di una luce livida i vani delle finestre. In molti di questi paesi consegnati ad un degrado che non riguarda solo i centri storici, generalmente la parte più interessante di questi paesi, anche se oggi quasi sempre ridotti ad enclave multietniche con tutte le conseguenze di superfetazioni e di usi impropri degli edifici e degli spazi, trovi sempre qualcuno che parla di turismo come unica possibilità di rilancio e di sviluppo dell’economia del territorio.
    Le argomentazioni sono sempre le stesse: la bellezza del paesaggio, l’eredità storica, la ricchezza monumentale, i prodotti della terra vulcanica che dà un sapore particolare ad ogni prodotto, dal pomodoro, all’uva e quindi al vino, al basilico, agli ortaggi e ai legumi, la varietà e la qualità dell’enogastronomia, lo spirito di accoglienza della gente, la disponibilità di case da adibire a bad&breakfast, la vicinanza con il capoluogo, con il porto e l’aeroporto, la vicinanza ai grandi siti archeologici. Questi incontri, questi dibattiti mi mettevano sempre a mal partito perché mi rendevo conto della convinzione diffusa che veramente quella potesse essere la strada per promuovere lo sviluppo del territorio, e dell’aspettativa che ormai tutti nutrivano nel turismo per dare un futuro ai propri figli, per frenare la fuga dei migliori cervelli verso lidi più accoglienti.
    Avrei voluto dire che se volevano folle di turisti in quel paese, certo ricco di storia e di tradizioni popolari, di vini pregiati, di tradizioni culinarie, ma che praticamente si presentava come un ammasso di case e di palazzi tirati su alla bell’e meglio, senza un’identità, senza un’anima, brutto, scrostato, con poco e striminzito verde, o dovevano sperare in una apparizione permanente della Madonna, come a Medjugorje, o si dovevano attrezzare per far piangere, almeno una volta alla settimana, lacrime di sangue alla statua del santo patrono. Ma non si poteva.
    Per cui anch’io dovevo parlare di marketing territoriale, di promozione dell’immagine del paese, di rivalutazione delle sue tradizioni folkloriche ed etnogastronomiche, naturalmente, mi permettevo di aggiungere, tutto in un contesto di forte riqualificazione urbanistica, di recupero e valorizzazione del centro storico, di promozione di iniziative spettacolari ed artistiche capaci di attirare flussi turistici non solo dalle città vicine ma anche dal capoluogo. In pratica, cercavo di far capire soprattutto agli amministratori che per costruirsi un appeal turistico bisognava puntare sulla bellezza della città, delle sue case, delle sue piazze, dei suoi monumenti, prima che sulla storia e sulle tradizioni.
    Queste ultime se ce l’hai non te le tocca nessuno, ma le case se sono brutte, accatastate, impresentabili si debbono riqualificare e valorizzare prima di poter mettere la città sul mercato turistico.

  6. “Il mediano”, 25 febbraio 2011, http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=12668

    PROSPETTIVE VERDI PER MASSA DI SOMMA
    Ciro Teodonno
    L’intervista al Sindaco Antonio Zeno sulla futura rivalutazione ambientale e il rilancio economico in chiave turistica del territorio massese.

    Un piacevole incontro con il Sindaco Zeno, classe ’73, da circa cinque anni alla guida del comune alle falde del Somma. Persona alla mano, gioviale e dalla grande passione per la green economy.

    Sindaco, durante l’ultima riunione della comunità del Parco Nazionale, lei ha accennato alla possibilità dell’apertura di un nuovo sentiero nel territorio da lei amministrato, può dirci qualcosa di più a riguardo?
    «Già nel 2008 in fase d’attuazione del parco progetti della regione Campania, organizzammo un consiglio comunale straordinario per sottoscrivere una convenzione col Consorzio di Bonifica, titolare degli alvei, per delegarlo a un’attività di progettazione, realizzazione ed esecuzione di un bando per quello che è il maggiore dei sistemi idraulici dei dintorni, l’alveo Molaro. Un alveo attualmente carrabile, con una larghezza di circa 15/18 metri, che si biforca all’ingresso di Villa Igea e prosegue verso valle, lungo tutta via Veseri, fino a Pollena. Noi avevamo quindi lanciato questo progetto di risanamento con uno stanziamento di 1.400.000 € di fondi europei (fondi POR/FAS-2007-2013), dove si prevedeva un punto d’informazione turistica e lo stazionamento di un trenino elettrico che avrebbe percorso tutto il Molaro, della lunghezza di circa un chilometro e mezzo, fino a un’altezza di circa 700 metri».
    «Questo progetto andava anche a risanare l’alveo che conserva ancora un’importante funzionalità idraulica. La regione Campania, nel luglio 2008, con un’importante delibera ammette questo e altri 250 progetti. Riusciamo per cui ad ottenere tutti i permessi, da parte della Soprintendenza, da parte del Bacino e così via, dovevamo iniziare solo i lavori ma ad oggi siamo ancora attesa di informazioni perché è tutto bloccato! Un grande progetto di recupero locale, di recupero turistico, e, contemporaneamente, in funzione di ciò il comune di Massa si era dotato, con poco meno di 100.000 € (fondi PIT Vesevo), di un piano turistico di sviluppo locale. Un piano che prevedeva la valorizzazione della zona a monte con la realizzazione di una zona camperistica…».

    Una buona idea, in zona non credo ce ne siano molte …
    «Noi non vogliamo costruire alberghi, nel progetto prevedevamo anche lo sviluppo di un “albergo diffuso”, noi abbiamo infatti acquisito a patrimonio comunale un antico convento diroccato ed uno nuovo abusivo, adiacente. A ciò si dovevano recuperare anche tutte quelle casette del centro storico per permettere un alloggio decente per chi volesse venire in queste zone, non creando nuove superfici abitative».

    Ma come si spiega questo blocco?
    «Non è successo solo per Massa ma sono stati bloccati tutti e 250 progetti, in tutta la regione. Poi, successivamente furono fatte altre due delibere regionali forse premiando comuni di maggiore interesse politico ma al momento, comuni con idee di grosso rilievo ce ne sono e che non riguardano solo il semplice recupero di una stradina ma hanno anche idee di grosso rilievo rispetto a uno sviluppo di tipo regionale. In un comune come questo, allo stato attuale, economicamente, è morto, non c’è sviluppo».

    Qualora, come speriamo, questo progetto vada in porto, questo comporterà un abbandono definitivo dell’altro sentiero massese, quello della Castelluccia?
    «La Castelluccia di per sé è un progetto realizzato dal parco Nazionale, in passato dopo colloqui con l’allora assessore Nappi e con la disponibilità di alcune associazioni si era aperta l’ipotesi dell’utilizzo di forestali per la piantumazione di alberi ma si era a fine legislatura e tutto è rimasto appeso e senza seguito».

    Sarebbe bella e utile una sua bonifica, attraverso questo raccordo, sarebbe, in teoria, possibile raggiungere il Gran Cono senza toccare più asfalto.
    «Io non so come andrà a finire, c’è una volontaria assenza da parte del ministero, che non nomina il nuovo direttore del Parco, c’è un’assenza per quanto riguarda il responsabile dell’ufficio tecnico di una persona fissa, pare che ci sia una rotazione costante, e solo il Presidente, Ugo Leone, persiste nel suo impegno di rappresentanza e per la parte esecutiva siamo completamente fermi. La regione Campania non si muove nel far partire i PIRAP…».

    … quando sono stati bloccati?
    «Con l’avvento della nuova amministrazione regionale. Rimaniamo in attesa di fonti di finanziamento, per spendere bene, neanche da gestire noi direttamente, noi avevamo incaricato il Consorzio di Bonifica proprio perché credevamo, innanzitutto nelle competenze e qualità del Consorzio e in secondo luogo perché volevamo dimostrare che non c’era alcun interesse nel farlo, se non quello di uno sviluppo locale e cura dell’ambiente, questo il nostro fine unico. Rimaniamo in attesa che la Regione sblocchi questi fondi perché i soldi sono pochissimi».

  7. A Napoli, come in molti altri comuni, tra cui SSV, domenica 15 e lunedì 16 maggio 2011 si terranno le elezioni per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio Comunale. Siamo all’ultimo giorno di campagna elettorale, sono previsti comizi e interventi di rilievo. Il più atteso è quello con il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, che però lo ha già cominciato ieri con un’intervista radiofonica che si è guadagnata le prime pagine dei giornali nazionali. Il Primo Ministro ha fatto un paio di promesse, la prima è di ri-ripulire la città dall’immondizia, mentre la seconda riguarda l’abusivismo edilizio… e più che una promessa, appare decisamente come una minaccia per chi pretende il rispetto della legalità, per chi ama il territorio, per chi ha a cuore la sua vivibilità, continuamente erosa dall’asfissiante pressione antropica, cioè edilizia. Ebbene, ecco cosa riportano le principali testate giornalistiche italiane:

    “Corriere della Sera”, 12 maggio 2011, http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/elezioni2011/notizie/-stop-demolizioni-fino-dicembre-190628510414.shtml

    Il premier: case abusive, stop alle ruspe. La Lega insorge: «Parli prima con noi»
    Carlo Tarallo
    Berlusconi: sospendere gli abbattimenti fino a dicembre Ma Calderoli lo gela: «La legge è uguale per tutti»

    NAPOLI – Un provvedimento del Consiglio dei Ministri sospenderà gli abbattimenti di case «fino alla fine dell’anno, per valutare situazione e rimediare». È la promessa di Silvio Berlusconi che riceve però l’immediato stop della Lega che con Calderoli afferma: «Sicuramente dovrà parlarne anche con noi». «Personalmente – aggiunge Calderoli – indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l’altro non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi. Non possono esistere nel Paese zone franche per la legge – conclude l’esponente del Carroccio – perché la legge deve essere uguale per tutti».
    Lo scorso febbraio fu bocciato nel «Milleproroghe», la norma che prevedeva la sospensione degli abbattimenti per gli abusi edilizi in Campania. Una norma che avrebbe dovuto sospendere 60 mila demolizioni fino al prossimo 31 dicembre. La rappresentanza parlamentare campana del Pdl e del centrodestra aveva sostenuto questa battaglia fino a trasformarla in una occasione di recupero. Una norma su cui però c’erano stato le obiezioni del ministro dell’economia, Giulio Tremonti, che aveva annunciato radicali modifiche del provvedimento a seguito dei rilievi formulati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ora sembra che Berlusconi, con queste parole, voglia ripescare quel provvedimento.
    Berlusconi intervistato da radio Kiss Kiss il giorno prima del suo arrivo a Napoli è tornato anche sul dramma rifiuti sparando a zero contro il Comune. «Nel 2008 – ha spiegato il premier – siamo riusciti a mettere fine alla tragedia che aveva portato Napoli in negativo in tutto il mondo poi ho lasciato tutto nelle mani dell’amministrazione comunale, indicando ciò che doveva essere fatto, due termovalorizzatori e nuove discariche. Non è stato fatto nulla di questo. Ancora siamo dovuti intervenire con i militari. Penso che la soluzione sia possibile solo se si realizzeranno i termovalorizzatori. La Regione ha rispettato tempi degli appalti e il problema è il periodo di transizione. La differenziata – aggiunge Berlusconi – sarà la sfida principale della nuova amministrazione che ho fiducia sarà targata Gianni Lettieri. Credo che con l’ausilio di Guido Bertolaso, che si è offerto di aiutare, si potrà risolvere tutto».
    Anche il candidato sindaco del Pdl, Gianni Lettieri, è intervenuto in giornata sul tema rifiuti promettendo di abolire la Tarsu: «Fino a quando non sarà rimosso l’ultimo sacchetto di immondizia dalle strade della città – ha annunciato – i napoletani non pagheranno la tassa sui rifiuti. Mi impegno a sconfiggere l’emergenza rifiuti, una volta e per tutte, nel più breve tempo possibile in questo modo: avvio immediato della raccolta rifiuti porta a porta, con conseguente eliminazione dei cassonetti dalle strade, per innalzare subito la percentuale di differenziata; smaltimento dei rifiuti parte in una regione italiana, parte in uno stato estero, che sono già stati individuati ed hanno dato disponibilità; realizzazione in otto mesi del sito di compostaggio lavorando giorno e notte. Nel frattempo – ha concluso Lettieri – non posso consentire che i napoletani paghino per un servizio di cui non usufruiscono. Nella legge speciale per Napoli sono già individuati gli strumenti necessari per la copertura finanziaria di questa misura».
    «Ecco cosa intende la destra quando parla di legalità!» è stato il commento del candidato sindaco del Pd, Mario Morcone, alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sullo stop alle demolizioni di case abusive. «In una città invasa dai rifiuti e con problemi di inquinamento – ha continuato Morcone – invece di pensare a tutelare l’ambiente e sostenere il nostro territorio con iniziative che mirino alla qualità della vita, dell’aria e dell’acqua, il premier annuncia l’ennesima legge ad hoc, promettendo fondi e misure a sostegno». «Spero che in questa fantomatica legge – ha concluso l’ex prefetto – ci siano almeno i 150 milioni sottratti a Napoli dal nuovo federalismo voluto da Berlusconi, ostaggio dalla Lega».
    «Siamo al ridicolo. Berlusconi promette lo stop alle demolizioni delle case abusive in Campania e un istante dopo la Lega lo smentisce, minacciando l’altolà», dice Massimo Donadi, presidente dei deputati di IdV. «Da un lato è vergognoso che per una manciata di voti Berlusconi annunci l’ennesima immorale sanatoria sulle case abusive, costruite anche in parchi naturali e zone ad alta inedificabilità» aggiunge Donadi. «Dall’altra l’immediata presa di distanza della Lega, per bocca del ministro Calderoli, ci fa capire che la tanto millantata unità dell’alleanza tra PdL e Carroccio ha la stessa solidità di un cubetto di ghiaccio sotto il sole di Ferragosto».

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    “l’Unità”, 12 maggio 2011, http://www.unita.it/ambiente/silvio-case-abusive-ok-a-napoli-lega-infuriata-1.292541

    Silvio: case abusive ok a Napoli. Lega infuriata
    Berlusconi promette di non abbatterle per raccogliere voti. All’indomani delle elezioni amministrative a Napoli annuncia al braccio partenopeo di Radio Kiss Kiss che il Consiglio dei ministri sospenderà gli abbattimenti di case «fino alla fine dell’anno, per valutare situazione e rimediare». L’abusivismo non è una malattia, per lui, un problema che provoca dissesti e tragedie.

    «Ho già pronto, e lo farò vedere ai cittadini di Napoli nel mio incontro di domani, – dichiara – un provvedimento che sospenderà gli abbattimenti delle case abusive. Questo ci permetterà di avere il tempo necessario per valutare serenamente il problema in vista di una definitiva soluzione».
    Alberto Losacco, deputato Pd, non accetta: «La Lega si appresta a votare con l’alleato Scilipoti e con Berlusconi il blocco della demolizione degli edifici abusivi che troppo spesso hanno messo e mettono a repentaglio la vita non solo di chi li abita». E aggiunge: «Il governo di Berlusconi per conquistare consensi in vista delle amministrative, con sprezzo delle regole e della sicurezza, si dimentica dei morti provocati proprio dall’abusivismo. È l’ennesima mela avvelenata che questo governo offre al nostro paese e in particolare al Mezzogiorno. Un atto disperato e disperante di cui la Lega si rende responsabile».
    Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori Pd ed esponenti dell’area ‘ecodem’, ironizzano con amarezza: «Nelle vesti di imitatore, ormai quasi di clone di Cetto Laqualunque, Silvio Berlusconi è più credibile dell’originale: adesso per racimolare qualche voto promette un decreto che fermerà le demolizioni delle case abusive».
    Per Elisabetta Zamparutti, radicale in commissione ambiente alla Camera eletta nelle fila del Pd, «le parole di Berlusconi sarebbero gravi, se lui non fosse totalmente inattendibile».
    Per Massimo Donadi, presidente dei deputati di IdV, «siamo al ridicolo. Berlusconi promette lo stop alle demolizioni delle case abusive in Campania e la Lega lo smentisce, minacciando l’altolà. È vergognoso che per una manciata di voti Berlusconi annunci l’ennesima immorale sanatoria sulle case abusive. E l’immediata presa di distanza di Calderoli ci fa capire che la tanto millantata unità dell’alleanza tra PdL e Carroccio ha la stessa solidità di un cubetto di ghiaccio sotto il sole di Ferragosto».
    Pure la Lega s’arrabbia. Il ministro alla semplificazione Calderoli attacca: «Dovrà parlarne con noi. Che sia a Napoli o in qualunque altra parte se una casa è un abuso, e non ha potuto essere sanata dai condoni edilizi precedenti, la legge è la legge e la disposizione va fatta eseguire». «Se una casa deve andare giù a Milano – incalza l’esponente lumard – non si vede perchè debba rimanere in piedi da un’altra parte del Paese».

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    “l’Unità”, 12 maggio 2011, http://www.unita.it/ambiente/fai-e-wwf-stop-demolizioni-viola-la-legalita-1.292575

    Fai e Wwf: stop demolizioni viola la legalità

    Fai e Wwf: il vero intento della la proposta berlusconiana sullo stop alle demolizioni delle case abusive «è violare il principio di legalità e riaprire il condono edilizio». Ricordando che non è una proposta nuova ma non per questo meno pericolosa. Sospendere fino alla fine dell’anno le demolizioni in Campania? Questo Governo, ricordano le associazioni, aveva già presentato nel 2010 il decreto legge n. 62 per la “Temporanea sospensione di talune demolizioni disposte dall’autorità giudiziaria in Campania”. «Poi non fu convertito in legge dalla stessa maggioranza – segnalano le due associazioni ambientaliste in una nota – analoghe proposte sono state successivamente avanzate da parlamentari campani mediante emendamenti al cosiddetto Milleproroghe sia del 2010 che del 2011». Le commissioni parlamentari dichiararono inammissibili quegli emendamenti. A questa proposta «Fai (Fondo ambiente italiano) e Wwf hanno sempre espresso la propria opposizione».
    I precedenti citati partivano tutti dal presupposto di «sospendere temporaneamente le demolizioni di case destinate a prima abitazione in attesa di una completa ricognizione della situazione di fatto e di diritto sottostante». In realtà, segnalano le due sigle, «non c’è nessuna esigenza di compiere una ‘ricognizione della situazione di fatto e di diritto sottostante’ quando sussiste già una sentenza penale passata in giudicato di condanna alla demolizione dell’abuso edilizio. Il reale intento è da un lato quello di violare il principio di legalità, dall’altro, riaprire in modo subdolo i termini per la presentazione delle domande di condono edilizio».

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    “l’Unità”, 12 maggio 2011, http://www.unita.it/ambiente/legambiente-in-10-anni-60mila-case-abusive-in-campania-1.292587

    Legambiente: in 10 anni 60mila case abusive in Campania

    Legambiente: il business del cemento ha prodotto in Campania 60.000 case abusive in 10 anni e se lo spartiscono 64 clan camorristici. In 20 anni – dal 1991 a oggi – sette amministrazioni comunali su 10 sono state sciolte per infiltrazione mafiosa e per ragioni di abusivismo edilizio. Lo dice l’ultimo rapporto Ecomafie dell’associazione sul cemento illegale e sull’abusivismo in Campania.
    Ogni anno – rivela il report sulle mafie – spuntano in media 6.000 case illegali, 500 al mese, 16 al giorno. In 20 anni sono state denunciate «oltre 27.000 persone per abusi edilizi», pari «al 10% della popolazione residente». E Legambiente Campania ha censito 3.479 ordinanze di demolizione emesse a partire dal 1998 (1.795 riferite a immobili completamente abusivi).

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    “La Repubblica”, 12 maggio 2011, http://www.repubblica.it/politica/2011/05/12/news/berlusconi_quirinale-16136924/?ref=HREA-1

    Berlusconi: “Stop abbattimenti case abusive”. La Lega lo blocca: “Non votiamo sanatorie”
    Calderoli, stop al premier: “Prima parli con noi”. In serata Bossi assicura: avanti insieme per le riforme. Il presidente del Consiglio a tutto campo in un’intervista al Gr1, in interventi alla radio e in un video sul sito del Pdl. Ambientalisti all’attacco

    ROMA – Nuovo scontro tra Berlusconi e la Lega, dopo l’intervento del premier in una trasmissione di una radio locale di Napoli, in cui ha promesso “una legge per lo stop alla demolizione delle case abusive”. “Ho già pronto, e lo farò vedere ai cittadini di Napoli domani, un provvedimento che sospenderà gli abbattimenti delle case abusive”, ha detto Berlusconi. Ma il Carroccio lo ha immediatamente bloccato. “Sicuramente Berlusconi dovrà parlarne anche con la Lega – ha chiarito il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli – Personalmente, indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l’altro non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi”. “Non possono esistere nel Paese zone franche per la legge – ha concluso l’esponente del Carroccio – perché la legge deve essere uguale per tutti”. Secondo il ministro, molte delle abitazioni in questione non avrebbero potuto fruire del condono di legge anche se la Regione Campania si fosse dotata, nei tempi opportuni, di una normativa per permetterne la regolarizzazione. Ancora più esplicito Roberto Castelli: “La Lega non voterà la sanatoria sull’abusivismo”.
    Negli ultimi giorni le divergenze all’interno della maggioranza si sono moltiplicate, complice il clima acceso della campagna elettorale per le amministrative. In serata il leader del Carroccio si è mostrato conciliante nei confronti dell’alleato: dopo le amministrative la Lega non romperà con il Pdl, ha detto Umberto Bossi, “perché Berlusconi mi dà i voti per fare le riforme”. “Dobbiamo andare avanti a cambiare il Paese”, ha aggiunto al termine di un comizio a Gallarate. E sulla questione dell’abusivismo: “E’ una vecchia storia, purtroppo, a volte è povera gente però la legge c’è. Anche se mi rendo conto che la gente non è allegra se le butti giù le case, pur abusive”.
    WWf e Fai: “Prepara al condono”. Secondo il Wwf e il Fondo per l’ambiente italiano, “La proposta avanzata oggi dal presidente del Consiglio di presentare un provvedimento per la sospensione delle demolizioni in Campania non è nuova”. Le due sigle ambientaliste segnalano in una nota congiunta che “analoghe proposte sono state avanzate da parlamentari campani mediante emendamenti al cosiddetto milleproroghe sia del 2010 che del 2011, dichiarati inammissibili dalle competenti commissioni parlamentari”. Su proposte di questo tipo, “Fai e Wwf hanno sempre espresso la propria opposizione”, aggiunge la nota. Che evidenzia come non ci sia “nessuna esigenza di compiere una ricognizione della situazione di fatto e di diritto sottostante”, perchè esiste “una sentenza penale passata in giudicato di condanna alla demolizione dell’abuso edilizio”. Concludono Fai e Wwf: “Il reale intento di chi compie queste proposte, è da un lato quello di violare il principio di legalità derogando a sentenze penali definitive di condanna all’abbattimento di edifici abusivi e, dall’altro, riaprire in modo subdolo i termini per la presentazione delle domande di condono edilizio”.
    “No al Quirinale”. Berlusconi in un’intervista al GR1 delle 19 ha anche commentato l’ipotesi che lo vedrebbe intenzionato a salire al Colle, smentendola. “Io non penso affatto di andare al Quirinale. Penso a governare, ma soprattutto a impedire che la sinistra possa ritornare al governo perché conosciamo ciò che ha fatto negli anni”, ha affermato il premier.
    Giustizia e crisi. “Respingeremo con la politica dei fatti gli attacchi, gli insulti, le menzogne che l’opposizione e le toghe militanti della sinistra continuano a seminare nelle piazze, nelle tv, sui giornali, tutti contro di noi”, ha detto Berlusconi in un video messaggio sul sito del Pdl. Il presidente del Consiglio è tornato a respingere ogni accusa: “C’è un uso del diritto come arma politica contro di noi”, ha spiegato parlando dei processi a suo carico. Poi un accenno alla situazione economica: “Abbiamo fatto il meglio possibile – ha detto il premier – nella peggiore delle congiunture possibili. Abbiamo messo la crisi alle nostre spalle”.
    Le riforme. “Quelle che servono per accompagnare il federalismo fiscale noi le abbiamo già votate, ma sono state sempre bocciate dalla sinistra”, dice il premier, facendo riferimento a quanto detto stamattina dal presidente Napolitano. Poi il Cavaliere ha guardato alle riforme necessarie e da fare entro fine legislatura: “La prima riforma, la più importante e indispensabile, è quella della giustizia; poi c’è la riforma del sistema tributario e come terza quella dell’architettura istituzionale”.
    La sinistra. C’è una differenza antropologica tra noi e i personaggi della sinistra: noi amiamo fare il bene, godiamo facendo il bene, loro al contrario godono facendo il male”, continua Berlusconi nell’intervista al Gr1. “Abbiamo una sinistra che ha portato nella vita politica un clima da guerra civile – aggiunge – più conosco questi personaggi e più aumenta la paura nei loro confronti”.
    Rifiuti, colpa del Comune. “Due mesi dopo le elezioni del 2008 facemmo un intervento straordinario di due mesi e riuscimmo a mettere fine alla tragedia che aveva rovinato l’immagine di Napoli in tutto il mondo. Lasciammo nelle mani dell’amministrazione comunale ciò che doveva essere fatto per risolvere il problema ma il Comune non ha fatto nulla e siamo dovuti intervenire di nuovo”, ha detto Berlusconi. “Per risolvere il problema – prosegue – vanno fatti i termovalorizzatori, i tempi degli appalti sono stati rispettati dalla Regione e ora la sfida della nuova Giunta targata Lettieri sarà quella di far funzionare le discariche e la raccolta differenziata”.
    Disoccupazione. “Sono convinto che con il decreto Sviluppo nel giro di un anno diminuirà la disoccupazione”, ha detto il premier. E sugli interventi a favore del Meridione: “Vogliamo superare il drammatico divario tra Nord e Sud. Nell’ultima riunione del Cipe abbiamo approvato norme molto importanti anche a favore dei giovani e dei disoccupati. Inoltre da parte dell’Europa ci sono fondi di decine e decine di miliardi ma ancora ne sono stati spesi pochissimi. Da qui in avanti – ha concluso – dobbiamo utilizzare le risorse disponibili su progetti che diano lavoro ai giovani ma anche per nuove infrastrutture”.
    Gianfranco Fini. “Io sono sempre in pace con tutti, la guerra non mi appartiene. Vorrei che tutti fossero così purtroppo la sinistra con cui abbiamo a che fare la pensa in maniera totalmente diversa”, ha detto il presidente del Consiglio rispondendo ad una domanda sui suoi rapporti con il presidente della Camera ed ex alleato, Fini. “Finalmente – ha proseguito – con la diaspora di Fini si è creato questo gruppo dei Responsabili alla Camera, minore nei numeri ma molto più coesa politicamente e con loro abbiamo l’accordo di approvare con decisione la riforma della giustizia, la riforma dello Stato con il dimezzamento del numero dei parlamentari e il codice fiscale che porterà all’abrogazione delle leggi fiscali. I prossimi due anni saranno fondamentali e ci consentiranno di completare tutti gli impegni presi con gli italiani”.

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    “La Repubblica”, 12 maggio 2011, http://tv.repubblica.it/copertina/la-strana-coerenza-del-governo-berlusconi/68257?video=&ref=HREA-1

    La strana coerenza del Cavaliere

    Video-commento di Massimo Giannini (4’37”)

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    “La Stampa”, 12 maggio 2011, http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/401847/

    “Stop a domolizioni di case abusive”
    La Lega avverte: ne parli con noi. Berlusconi frena: “Io al Colle? Penso solamente a governare”. Bersani: “Bluff, non rinuncerà”

    Silvio Berlusconi gioca carte pesanti per ’sfondare’ elettoralmente anche in Campania e fa un annuncio choc: «Domani nel mio incontro con i cittadini di Napoli farò vedere che ho pronto il provvedimento che sospenderà gli abbattimenti delle case fino alla fine dell’anno». Una mossa a sorpresa che fa insorgere le opposizioni ma soprattutto mette sul ’chi va la« il suo più fedele alleato, la Lega che non gradisce affatto. «Sicuramente Berlusconi dovrà parlarne anche con la Lega», replica Roberto Calderoli che aggiunge: «Indipendentemente dal luogo dove siano collocati gli immobili», il Carroccio è «contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l’altro – sottolinea – non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi».
    Il presidente del Consiglio non vede solo aprirsi una nuova frattura con il principale alleato di governo, ma è duramente contestato dalla gran parte di gruppi e movimenti dell’opposizione, che gli rimproverano, senza mezzi termini, di cedere a forme di illegalità con un annuncio definito »indecente« (Legambiente), anche per »tempismo«, dato che è stato fatto poche ore prima dell’apertura dei seggi elettorali. Per l’Italia dei Valori, Berlusconi fa politica in «modo ributtante»: «E’ vergognoso – dice Massimo Donadi, capogruppo dipietrista alla Camera – che per una manciata di voti Berlusconi annunci l’ennesima immorale sanatoria sulle case abusive, costruite anche in parchi naturali e zone ad alta inedificabilità». Gli fa eco il suo vice alla Camera, Antonio Borghesi, che sostiene: il premier «è come Lauro», il politico napoletano che elargiva «la scarpa sinistra prima delle elezioni e quella destra dopo il voto, se veniva eletto». «L’attrazione di Berlusconi per l’illegalità è indecente», sostiene Ermete Realacci. «È vero – afferma il responsabile ambiente del Pd – che in campagna elettorale il leader del Pdl sarebbe capace di fare qualunque tipo di promessa, ma quel che rimane è un segnale di tana libera tutti devastante per il paese, un nuovo colpo micidiale nei confronti della lotta contro l’abusivismo edilizio, l’illegalità, le ecomafie».
    «Berlusconi vuole sospendere le demolizione delle case abusive a Napoli. Dice che lo decideranno – osserva Nichi Vendola, presidente di Sel – nel prossimo consiglio dei ministri» e «questa frase», per il governatore della Puglia, è «un messaggio politico a quella zona grigia con la malavita rappresentata anche in certe liste». Il segretario dell’ Udc Lorenzo Cesa avverte il premier: «mi spiace per Berlusconi, ma sia i napoletani che i leghisti, ognuno per ragioni diverse, sono più furbi di lui». Va oltre la senatrice Pd Anna Finocchiaro, che fa un affondo in mezzo alle divisioni che emergono tra il partito del premier ed il Carroccio. «Come volevasi dimostrare, le promesse da marinaio di Berlusconi – sottolinea la presidente dei senatori Pd – non sono durate neanche l’arco di un giorno». «A stretto giro di posta, la Lega ha rispedito al mittente l’idea di sospendere, a scopo elettorale, gli abbattimenti di case abusive». Nessun esponente della Lega interviene a ’correggerè il disappunto di Roberto Calderoli; anzi, in serata, con il suo consueto linguaggio colorito, l’europarlamentare Mario Borghezio sentenzia che l’iniziativa di Berlusconi sullo stop alle demolizioni a Napoli è «una grandissima cazzata».
    Intanto il premier Silvio Berlusconi, intervistato dal Gr1, torna a smentire le ambizioni quirinalizie e assicura: «Penso solo a governare, e soprattutto a impedire che la sinistra possa ritornare al potere». L’attacco contro l’opposizione è duro: «Conosciamo ciò che è stata capace di fare quando ha avuto questa responsabilità: più spese e più tasse. E anche oggi nel programma elettorale della sinistra ci sono cose assolutamente negative per i cittadini: la reintroduzione dell’Ici, il raddoppio dell’imposta sui rendimenti di Bot, Cct e azioni, e addirittura una patrimoniale sui beni dele famiglie italiane».
    La reazione dell’opposizione non si fa attendere. «Berlusconi al Quirinale? Non ci rinuncerà. E questo credo sia un ammonimento per tutti a metterci qualche riparo», risponde Bersani ai cronisti che gli chiedevano un parere sulle dichiarazioni di oggi con le quali il premier Silvio Berlusconi smentisce di avere interesse per il Quirinale. «Berlusconi – attacca il leader Pd – non si è mai spettinato per il governo. Ha sempre avuto in mente qualcosa d’altro: se stesso in primo luogo. Quindi spero che nessuno gli creda perchè mi pare talmente evidente qual è la strategia di Berlusconi: continuare a campare attorno al “ghe pensi mi” e arrivare a quello che gli manca ancora». «Che cosa gli manca?», ha chiesto Bersani, «gli manca solo quello lì, e quindi non ci rinuncerà».

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    “Il Giornale”, 12 maggio 2011, http://www.ilgiornale.it/interni/edifici_abusivi_napoli_la_lega_stoppa_cav_deve_parlarne_noi/12-05-2011/articolo-id=522753-page=0-comments=1

    Edifici abusivi a Napoli. La Lega stoppa il Cav: “Deve parlarne con noi”
    di Redazione
    Il ministro della Semplificazione legislativa: “Personalmente sono contrario a fermare gli abbattimenti delle case abusive in Campania”

    “Sicuramente Berlusconi dovrà parlarne anche con la Lega”. Così il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, contattato telefonicamente, commenta l’ipotesi rilanciata dal presidente del Consiglio di un provvedimento per sospendere gli abbattimenti delle case abusive in Campania. “Personalmente, indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l’altro non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi”, aggiunge l’esponente della Lega Nord.

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    “Libero”, 12 maggio 2011, http://www.libero-news.it/news/735698/_Napoli__stop_demolizioni__Ma_Carroccio_non_ci_sta.html

    “Napoli stop demolizioni. Ma Carroccio non ci sta

    CAMPANIA, STOP ABBATTIMENTO CASE – Il piano di governo, svela Berlusconi, prevede un provvedimento ad hoc con il quale il Consiglio dei Ministri sospenderà gli abbattimenti delle case in Campania “fino alla fine dell’anno, per valutare la situazione e rimediare”. Lo assicura il Cavaliere, in collegamento con Radio Kiss Kiss a Napoli. In questi mesi gli abbattimenti di abusi edilizi e il cosiddetto ‘blocca ruspe’ sono infatti stati al centro di un intenso dibattito politico, ovvimante molto sentito in Campania: la protesta delle famiglie è arrivata fino a sotto Montecitorio, dove è stato organizzato un sit-in che dura da giorni. Nel comizio di chiusura che venerdì chiuderà la campagna elettorale a Napoli, dunque, sarà annunciato il provvedimento: “Per quanto riguarda gli abbattimenti di case abusive, ho già pronto, e lo farò vedere domani nel mio incontro con i cittadini, un provvedimento che sospenderà gli abbattimenti e ci darà il tempo necessario per valutare serenamente il problema in vista di una definitiva soluzione”.
    CALDEROLI: “NE PARLI CON NOI” – Sullo stop alle demolizioni delle case abusive, però, la Lega Nord storce il naso. Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione, si impunta e spiega: “Ne dovrà parlare con noi. Che sia a Napoli o in qualunque altra parte – ha sottolineato Calderoli – se una casa è un abuso, e non ha potuto essere sanata dai condoni edilizi precedenti, le legge è la legge e la disposizione va fatta eseguire”. L’esponente del Carroccio incalza il Cavaliere: “Se una casa deve andare giù a Milano non si vede perché debba rimanere in piedi da un’altra parte del Paese”. La Lega Nord, evidentemente ancora scottata dalla decisione dell’intervento militare in Libia, apprezzata pochissimo da Umberto Bossi e compagni, torna così a far sentire la sua voce con insistenza.
    SINISTRA ED ECONOMIA – Il Cavaliere è tornato poi a criticare le politiche economiche della sinistra che, assicura, reintrodurrebbe l’Ici, metterebbe la tanto vituperata tassa patrimoniale sui beni delle famiglie italiane, deciderebbe l’aumento dal 12,5 al 25% delle imposte su Bot e Cct e – passando da quello economico al fronte giudiziario – consentirebbe intercettazioni telefoniche “a go go”, oltre a “spalancare le porte agli immigrati” per poter così dare loro “la possibilità di votare entro cinque anni”. Berlusconi pensa dunque a governare e al piano di riforme ma, spiega, “penso soprattutto a impedire che la sinistra possa ritornare al governo perché conosciamo ciò che ha fatto negli anni”.
    “RIFORMA GIUSTIZIA AVANTI TUTTA” – Sulla sinistra ha continuato rimarcandone la responsabilità per lo stop alle riforme, “già votate, ma sono sempre state bocciate” da loro. Berlusconi ha poi ribadito che, ora, la riforma prioritaria è “quella della giustizia, poi quella dell’architettura istituzionale e del fisco”. La sinistra, torna a puntare il dito, “ha portato nella vita politica un clima da guerra civile. Davvero io più conosco questi personaggi della sinistra e più aumenta la mia paura nei loro confronti. Credo veramente – ha aggiunto – che ci sia una differenza antropologica tra noi e loro. Noi vogliamo fare il bene e godiamo facendo il bene. Loro, all’opposto, godono facendo il male”.
    “DUE ANNI DI DURO LAVORO” – “Adesso abbiamo di fronte a noi ancora due anni di lavoro per completare il nostro programma elettorale e le riforme in esso contenute”, ha spronato la maggioranza il Cavaliere. “Abbiamo finalmente in Parlamento una maggioranza che ci permetterà di farle, perché dopo la diaspora di Casini e Follini prima, quella di Fini adesso – ha ribadito il concetto espresso negli ultimi giorni Berlusconi – si è formato questo nuovo gruppo che si è dato il nome dei Responsabili che sono parlamentari assolutamente coesi politicamente, e che vogliono collaborare con noi per queste tre riforme che prima i nostri alleati non ci avevano mai consentito di portare all’attenzione del Parlamento. Saranno due anni molto impegnativi – ha concluso il premier – ma riusciremo a modernizzare il Paese e a garantire agli italiani una vera e completa democrazia, e una vera e completa libertà”.

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    “Il Mattino”, 13 maggio 2011, http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=148968&sez=ITALIA

    Berlusconi: stop agli abbattimenti delle case abusive a Napoli. Borghezio: una cazzata. E lì è Mafialand
    Il premier sui rifiuti: niente Tarsu fino al ritorno della normalità
    Demolizioni, alt di Wwf e Legambiente. Morcone: questa l’idea di legalità del Pdl?

    ROMA – «Domani nel mio incontro con i cittadini di Napoli farò vedere che ho pronto il provvedimento che sospenderà gli abbattimenti delle case per valutare il problema in vista di una soluzione. Il provvedimento prevede la sospensione degli abbattimenti fino alla fine dell’anno in modo che avremo tutto il tempo per rimediare ad una situazione insostenibile».
    Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, nel corso di un collegamento telefonico con Radio Kiss Kiss Napoli, parlando delle case abusive in città.
    Affermazione a cui è arrivato un immediato “stop politico” della Lega: «Sicuramente Berlusconi dovrà parlarne anche con la Lega». Così infatti il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, ha commentato l’ipotesi rilanciata dal presidente del Consiglio.
    «Personalmente, indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l’altro non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi», ha aggiunto l’esponente della Lega Nord.
    Nel corso della conversazione telefonica, il premier ha anche ribadito la sua posizione sui rifiuti. E cioè che la colpa è del Comune, e che fin quando non si tornerà alla normalità, «non bisognerà pagare la Tarsu. Ho già parlato con Lettieri che si è già espresso in questo senso, e Bertolaso, che si è messo a disposizione, di affrontare il problema».
    Ma tornando alla questione delle case abusive, «Lo stop all’abbattimento delle case abusive a Napoli, come detto da Berlusconi? Una grandissima cazzata» . Così l’onorevole Mario Borghezio in diretta alla Zanzara su Radio 24 dal Lingotto di Torino. Sulle liste elettorali e la spazzatura a Napoli, il leghista conclude «A Napoli ci vorrebbe lui: il prefetto di ferro Mori, è indispensabile perché quella è mafialand».
    Levata di scudi da parte del Wwf: «Ancora una volta si deve purtroppo registrare la rinuncia dello Stato in termini di tutela del paesaggio e rispetto dell’ambiente», ha detto Gaetano Benedetto, direttore del Wwf Italia, a proposito dello stop del governo alle demolizioni delle case abusive. «Anche questa, come la volta scorsa prima delle regionali, è una promessa elettorale», osserva Benedetto. Si tratta però – ammette uno dei direttori dell’associazione del Panda – di «una questione complicata anche perchè in questo caso la Corte costituzionale ha dato il destro a un provvedimento. Ora sta tutto nel capire come si fa e quali ricadute può avere questo provvedimento».
    «Un annuncio elettorale indecente, uno schiaffo alla legalità e un favore alla criminalità», ha commentato invece Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania. «Proprio ora che la ‘cemento connection’ viene messa in difficoltà dai magistrati – prosegue Buonomo – arriva l’annuncio elettorale del presidente del Consiglio».
    «Stop degli abbattimenti delle case abusive? Ecco cosa intende la destra quando parla di legalità», ha sottolineato Mario Morcone, candidato sindaco di Napoli del centrosinistra commentando le dichiarazioni di Silvio Berlusconi. «In una città invasa dai rifiuti e con problemi di inquinamento, invece di pensare a tutelare l’ambiente e sostenere il nostro territorio con iniziative che mirino alla qualità della vita, dell’aria e dell’acqua, il Premier annuncia l’ennesima legge ad hoc, promettendo fondi e misure a sostegno». «Spero che in questa fantomatica legge – sottolinea Morcone – ci siano almeno i 150 milioni sottratti a Napoli dal nuovo federalismo voluto da Berlusconi, ostaggio dalla Lega».

  8. Oltre la cronaca, stamattina compaiono sui giornali le prime analisi. La Stampa fa il conto di quanto frutti a Berlusconi l’annuncio di voler sospendere le demolizioni di case abusive in Campania.

    “La Stampa”, 13 maggio 2011, http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/View.aspx?ID=2011051318650747-1

    “Stop alle demolizioni delle case abusive”. Mossa da 60 mila voti
    di Salvaggiulo Giuseppe

    Quanti voti possono spostare le lusinghe di Berlusconi agli abusivi napoletani? Incrociando dati e stime di esperti, si calcola 60 mila. Ciò spiega la riproposizione dell’annuncio di una sanatoria prima di ogni elezione, a dispetto di ambientalisti e Lega, anche ieri irritata.
    Secondo i dossier di Legambiente, la Campania è il paradiso dell’abusivismo edilizio: 500 casi al mese e 60 mila nell’ultimo decennio, il 20 per cento del totale italiano, causa dello scioglimento di sette Comuni su dieci azzerati nella regione dal 1991, con 64 clan coinvolti. Mezza Napoli, a partire dagli Anni 50, è cresciuta fuorilegge. Come ricorda l’urbanista Vezio De Lucia, assessore con Bassolino, era l’unica città priva di un settore edilizio legale. Ai tempi dell’armatore monarchico Achille Lauro, che raccoglieva 300 mila preferenze regalando la scarpa destra prima delle elezioni e la sinistra dopo, capitolarono Vomero e Posillipo. Lussureggianti terrazze naturali sul golfo sventrate da palazzoni: le fogne traboccavano, la melma scorreva torrenziale sulle strade collinari. Con la De la situazione non cambiò. Il piano regolatore del ’72 restò inattuato per 20 anni, il cemento illegale sommerse quartieri come Pianura.
    Gli abusi sono calati negli ultimi anni ma solo perché non c’è più spazio. Restano da smaltire quelli precedenti. Lo stop agli abbattimenti promesso da Berlusconi si riferisce al piano della Procura della Repubblica e della Procura Generale per gli immobili dichiarati abusivi con sentenza penale definitiva: sono circa 60 mila nel distretto giudiziario e 6 mila a Napoli. Ecco i destinatari diretti della mossa del premier. Considerando la famiglia proprietaria e i parenti stretti (dieci persone) ballano circa 60 mila voti. «Una stima per difetto», precisa amaro l’assessore comunale uscente all’Edilizia Pasquale Belfiore, architetto e docente universitario. Perché un effetto indiretto potrebbe riverberarsi anche sugli abusi accertati dal Comune ma non ancora sanzionati da sentenze penali, su quelli prescritti o ancora nel limbo: negli uffici municipali pendono 70 mila istanze risalenti addirittura al condono del 1985.
    Già, ma che effetto può avere nelle urne la mossa del premier? Nel 2006, momento d’oro del centrosinistra, la differenza tra i due schieramenti a Napoli era di oltre 100 mila voti. Da quando è tornato al governo nel 2008, Berlusconi invano ha tentato già quattro volte di bloccare le demolizioni in Campania. L’ultima tre mesi fa, quando Napolitano l’ha costretto alla retromarcia sul decreto Milleproroghe. Nel 2010, quando la promessa faceva parte del programma del Pdl, il centrodestra (pur forte dell’effetto rifiuti) a Napoli prevalse per soli 5 mila voti. Considerando che ora ci sono tre candidati forti, di cui due di centrosinistra, e che i sondaggi davano Lettieri in leggero vantaggio su Morcone e De Magistris ma a forte rischio in caso di ballottaggio, il calcolo è presto fatto. Facciamo una simulazione: se Lettieri si ferma al 35% (dato dell’ultimo sondaggio Swg) sapete quanti voti gli servono per raggiungere la fatidica soglia della maggioranza assoluta? Circa 60 mila…
    70 mila richieste di condono pendenti al Comune di Napoli e riguardano anche la sanatoria del 1985. Sono invece 6 mila le case già dichiarate abusive con sentenza definitiva.

  9. Associazione culturale “Il confronto”, Ottaviano (NA), senza data (fine dicembre 2008?), http://www.ottavianoilconfronto.it/abusivismo_edilizio_la_vera_piaga_del_vesuviano.html

    Abusivismo edilizio, la vera piaga del Vesuviano…

    di Emanuele Ragosta

    OTTAVIANO – Lo scorso 24 dicembre, la pagina 45 de “Il Mattino” titolava: “Cemento Abusivo, Record nel Vesuviano” [pdf]. L’articolo, scritto da Antonio Russo, poneva l’attenzione su uno dei più gravi fenomeni degli ultimi 20 anni: l’abusivismo edilizio.
    “1061 gli abusi edilizi individuati sul territorio della Procura della Repubblica di Nola nel corso del 2008. Il dato rappresenta la somma di tutti i fascicoli aperti dall’ufficio investigativo nolano sugli illeciti legati all’edilizia. La statistica riguarda naturalmente gli abusi di tutti i generi: dalla piccola difformità relativa magari a una ringhiera, a interi fabbricati costruiti senza autorizzazione” scrive Russo, che continua: “In testa alla poco invidiabile graduatoria la città di San Giuseppe Vesuviano con 107 casi scoperti.
    A chiudere la classifica, con il migliore risultato i comuni di San Vitaliano (con soli due casi) e quello di Liveri; in quest’ultimo centro nel corso del 2008 non è stato segnalato alla Procura alcun caso di abuso edilizio”.
    E il Comune di Ottaviano? Come se la passa? Guardiamo un pò i dati: nella speciale tabella, preparata sempre dal Mattino, occupiamo il 5° posto, dietro alla maglia nera San Giuseppe Vesuviano. Seguono Somma Vesuviana, Acerra e Terzigno. Insomma i nostri vicini non se la passano certamente meglio di noi… Ma andiamo più nello specifico, analizzando i dati che riguardano il nostro comune, che abbiamo estrapolato dalla stessa tabella. Sono stati analizzati i dati degli ultimi 8 anni (periodo 2000 – 2008). I dati in questione riguardano sia l’Amministrazione Saviano (maggio 2000 – marzo 2008), la gestione dei commissari fino al maggio 2004 e l’attuale Amministrazione che è in carica dal luglio 2004. In 8 anni sono stati registrati 808 abusi edilizi. Per quanto riguarda l’Amministrazione Saviano è da registrare che dal 2000 al 2002 c’è stato un aumento dei casi da 60 a 89. Tuttavia il dato era ancora confortante. E’ con la gestione dei prefetti che gli Ottavianesi hanno saputo ben approfittare, con un vertiginoso aumento fino a 122 casi di abusi edilizi, nel solo anno 2004. Per quanto concerne l’Amministrazione Iervolino, come potete ben vedere dalla tabella, c’è stato un decremento sia negli anni 2005 che nel 2006, dove si è passati a 82 e 69 casi di illecito, rispetto ai 122 dell’anno 2004. Salta agli occhi, però, il dato del 2007, che fa registrare 149 abusi edilizi (anno in cui in tutta la provincia si è toccato il picco, con ben 1947 fascicoli aperti). Nel 2008, invece, il dato è abbastanza confortante: ad Ottaviano sono stati rilevati “solo” 69 abusi. Ma siamo ancora lontani da standard accettabili. E quel 5° posto dietro solo a San Giuseppe, Somma Vesuviana, Acerra e Terzigno suona come una pesante sconfitta.
    Queste sono state le parole di Paolo Mancuso, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, ospite a sorpresa al Palazzo Mediceo durante la manifestazione sulla legalità del 5 dicembre scorso: “La nostra priorità è quella di abbattere gli edifici abusivi. Quello dell’abbattimento degli edifici abusivi – continua il procuratore – è senza dubbio il risultato principale da raggiungere. Questo oltretutto rappresenta anche lo sbocco cui tendono gli sforzi congiunti di una serie di diversi apparati dello Stato, che lavorano tutti per raggiungere l’obiettivo della tutela della legge in questo campo”.
    Ottaviano, invece, come si sta muovendo o come si è già mossa?
    Per contrastare l’ABUSIVISMO EDILIZIO, Il 6 marzo 2008, il Presidente della Provincia di Benevento, Carmine Nardone, e il sindaco del Comune di Ottaviano, Mario Iervolino, hanno siglato a Napoli, la convenzione per l’utilizzo dei dati e dei servizi tecnologicamente innovativi forniti dal centro satellitare MARSEC. Secondo la convenzione l’agenzia beneventana, grazie anche al satellite israeliano Eros B, ricevuto direttamente dalle antenne della stazione di Villa dei Papi, fornirà la copertura totale del nostro territorio con immagini satellitari sia di archivio che di nuova acquisizione.
    Con questo accordo il comune di Ottaviano si è posto in prima fila in fatto di controllo del territorio. Il sindaco Iervolino espresse grande apprezzamento per l’opportunità offerta ad Ottaviano di essere Comune-pilota in Campania nell’usufruire dei servizi offerti dal satellite.
    Iervolino annunciò che una parte almeno del Palazzo mediceo comunale, attualmente in fase di restauro, sarebbe stato messo a disposizione per iniziative di tutela ambientale, diventando una vera e propria interfaccia della Stazione satellitare beneventana”.
    Con l’accordo tra Provincia, Marsec e Comune di Ottaviano sarà possibile sovrapporre più immagini e questo consentirà di confrontare direttamente la Cartografia esistente con le nuove immagini provenienti dal satellite. In questo modo sarà possibile individuare e classificare le aree interessate da “variazioni” rispetto alla Cartografia esistente.
    Lo scopo ultimo sarà quello di dotare il Comune di informazioni sullo stato attuale e sull’evoluzione del nostro territorio e per gli interventi di pianificazione urbanistica (Puc).
    Noi de “Il Confronto” invitiamo le forze dell’ordine e i nostri Amministratori a controllare in maniera ancora più attenta il territorio ottavianese e invitiamo tutti i cittadini a denunciare i casi di illecito e di abuso. In questo caso “FARE LA SPIA, non è peccato! Con certe cose non si può far finta di non vedere… aspettando nel frattempo che vi siano anche i primi abbattimenti degli edifici abusivi
    .

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    La tabella degli abusi edilizi nell’area vesuviano-nolana:
    abusi edilizi procura di nola (2000-2008)

    Estrapolo i dati di SSV:

    Anno – Abusi
    2000 – 47
    2001 – 31
    2002 – 28
    2003 – 33
    2004 – 65
    2005 – 29
    2006 – 23
    2007 – 34
    2008 – 27

    Totale: 317

  10. “DNApoli”, 20 marzo 2013, qui

    RISCHIO VESUVIO, LO STADIO DI PONTICELLI VERSO LA BOCCIATURA
    di Francesco Gisonna

    Il nuovo stadio a Ponticelli non si farà: la commissione deputata a giudicare il progetto dell’impianto a forma di conchiglia sembra decisa a respingere la proposta presentata dal pool di imprenditori guidati da Marilù Faraone Mennella.
    Due le ragioni principali che ne ostacolerebbero la realizzazione. In primo luogo, la reticenza è causata dal fatto che la dilatazione della zona rossa del Vesuvio ha incluso l’area dedicata al nuovo stadio. Inoltre, non è stato stipulato ancora alcun accordo con il Calcio Napoli. Aurelio De Laurentiis, infatti, non è intenzionato a sloggiare dal San Paolo ed il suo contributo risulta fondamentale per finanziare qualsiasi tipo di opera, sia di restyling che di costruzione ex novo.
    «La mia non è una promessa ma un impegno: Napoli deve avere uno stadio nuovo o un San Paolo degno della città» ha dichiarato in diverse occasioni il sindaco Luigi de Magistris.
    Si prevedono nuovi e definitivi sviluppi entro il 31 Marzo, termine scaduto il quale – come ha personalmente reso noto Marilù Faraone Mennella – verrà ritirato il progetto.

    Fonte: M.T.

  11. Pingback: Napoli nella zona rossa | Paesaggi vulcanici

  12. Blog “Rischio Vesuvio”, 22 giugno 2014, QUI

    RISCHIO VESUVIO E L’ABUSIVISMO EDILIZIO DA OBLIARE
    Un decreto legge propone l’oblio
    di Malko

    Al senato è stato presentato un Decreto Legge riguardante l’abusivismo edilizio in Campania, che ha nelle sue fondamenta ispiratrici alcune semplici considerazioni così riassumibili. In alcune province campane, tra cui Napoli, si contano ben 270.000 costruzioni abusive. Ci sono soldi per abbatterne appena 1000 all’anno. Il senatore che ha proposto la legge, ha ravvisato nella sua iniziativa parlamentare la necessità di stilare una graduatoria delle priorità di demolizione, che dovranno contemplare primamente quelle pericolanti, e poi quelle realizzate dalle organizzazioni criminali e quindi quelle speculative, e solo in ultimo la scaletta degli abbattimenti potrà annoverare le case abusive realizzate secondo le discutibili logiche della necessità abitativa, considerata un male minore in un contesto territoriale fatto di molti vincoli e poca pianificazione dello sviluppo sostenibile.
    A conti fatti però, il pallottoliere riferisce che gli abusivi potrebbero tranquillamente vivere nei manufatti fuorilegge per decine e decine di anni. Con i numeri in gioco era prevedibile e scontato che le associazioni ambientalistiche avrebbero subito gridato al condono edilizio mascherato… Qualcun altro ancora invece, si chiede se i proprietari degli edifici che si propone di relegare in un limbo amministrativo, hanno pagato e pagheranno le tasse alla stregua di quelli interamente immersi nell’inferno del balzello e senza alcuna scappatoia…
    A ben pensarci è veramente straordinario il concetto contenuto nel decreto proposto, che salva capre e cavoli, cioè legalità e bisogno, prevedendo un congelamento della pratica di abbattimento per decine e decine di anni.
    La strategia consisterebbe nel relegare nel futuro la trattazione della faccenda penale che nel frattempo diventa amministrativa, e che potrebbe consistere in un abbattimento del mattone fuorilegge con un attimo di secolare ritardo, magari rivalendosi sui dolosi del cemento che dovrebbero essere addirittura gli eredi e, quindi, totalmente incolpevoli dei reati ascritti ai loro avi…
    Il primo cittadino di Torre del Greco è anche il primo fan di questa proposta; per sollecitare l’approvazione del DDL Falanga infatti, ha chiesto e ottenuto l’appoggio dei colleghi di Nola, Cercola, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, Palma Campania, San Giorgio a Cremano, Ottaviano, Terzigno, Massa di Somma, Boscotrecase, Scafati, Trecase, Torre Annunziata, Boscoreale, Ercolano e San Sebastiano al Vesuvio. Tutti comuni in febbrile attesa per raccogliere i frutti di questa geniale proposta di salomonica politica. Municipi accomunati fra loro anche e soprattutto dalla condivisione del rischio vulcanico e dall’assenza di un piano di evacuazione utile per salvaguardare i cittadini amministrati, abusivi compresi. Queste amministrazioni infatti, rientrano tutte nella zona rossa a sfollamento totale in caso di allarme vulcanico. Di seguito un promemoria…

    Boscoreale: Zona rossa 1
    Boscotrecase: Zona rossa 1
    Cercola: Zona rossa 1
    Ercolano: Zona rossa 1
    Massa di somma: Zona rossa 1
    Nola: Zona rossa 1 (parziale), Zona gialla, Zona blu
    Ottaviano: Zona rossa 1
    Palma Campania: Zona rossa 1 (parziale), Zona rossa 2
    Pollena Trocchia: Zona rossa 1
    San Giorgio a Cremano: Zona rossa 1
    San Giuseppe Vesuviano: Zona rossa 1
    San sebastiano al Vesuvio: Zona rossa 1
    Scafati: Zona rossa 2
    Terzigno: Zona rossa 1
    Torre annunziata: Zona rossa 1
    Torre del Greco: Zona rossa 1
    Trecase: Zona rossa 1

    La zona rossa 1 (R1), lo ricordiamo per i nuovi lettori, è quella invadibile, in caso di eruzione sub pliniana o pliniana, dalle colate piroclastiche, cioè qualcosa di molto simile a una valanga di fuoco che, dalla colonna eruttiva che s’innalza per chilometri verso l’alto, si stacca scivolando ad altissima velocità sui fianchi del vulcano distruggendo e bruciando ogni cosa sul suo cammino e nel giro di pochi minuti.
    La zona rossa 2 invece, riguarda quei territori dove è più probabile che la pioggia di cenere e lapillo possa assumere valori di invivibilità già nelle prime fasi dell’eruzione. Si prevedono sommovimenti accentuati degli edifici sovraccaricati; crollo dei solai di copertura; fermo dei motori e difficoltà anche gravi della respirazione. Tant’è che entrambe le zone rosse (R1 e R2), per i motivi suddetti, ricadono nella zona a evacuazione totale e preventiva.

    Secondo l’oramai noto principio di precauzione e alcune logiche legate anche al disposto giuridico di colpa cosciente, ben difficilmente lo Stato potrà dilazionare l’abbattimento di abitazioni costruite in un sedime a rischio. Che sia o meno un abuso di necessità infatti, non risolve la premessa iniziale che trattasi di zone sottoposte a un pericolo immanente.
    Intanto queste notizie relative a una possibile risoluzione del problema abusi edilizi, fosse anche di semplice dilazione dei tempi d’abbattimento, non fanno altro che offrire un input in più alle bitumiere che languono ma insonni all’ombra del vulcano in attesa degli eventi.
    Occorrerebbe poi una commissione d’inchiesta che spieghi com’è possibile che in una zona rossa fortemente a rischio siano stati realizzati migliaia di fabbricati abusivi senza che nessuno si sia accorto sul nascere della pervasività del fenomeno cementizio. Un’accidia incredibile… Tutti orbi sordi e muti?
    Saremmo pronti anche a sostenere le logiche di un condono edilizio nel vesuviano perchè il problema c’è ed è smisuratamente grande, ma solo dopo che siano stati formalizzati alcuni tombali capisaldi regolamentari, tra cui il divieto di vendere la residenza sanata, dando poi forza al principio di destituzione del sindaco per abuso edilizio rapportato all’omessa vigilanza del territorio di pertinenza.
    Molti forse non sanno che uno dei pochi casi in Italia di rimozione del primo cittadino per incapacità nel frenare il fenomeno dell’abusivismo edilizio, si registrò proprio nel tenimento di Terzigno… una cittadina che è stata per anni la vera punta di diamante dell’abusivismo edilizio nella zona rossa Vesuvio
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  13. “Il fatto vesuviano”, 3 agosto 2014, QUI

    ANCORA ABUSI EDILIZI SUL VESUVIO. SIGILLI IN PIENO PARCO NAZIONALE
    di William Argento

    Corpo forestale al lavoro nel Parco Nazionale del Vesuvio per apporre i sigilli a due importanti abusi edilizi in piena zona rossa ed in area protetta. Tra questi un’attività commerciale di ristorazione che senza alcuna autorizzazione aveva ampliato la struttura di ben 330 metri quadrati.
    La struttura, oltre a violare i vincoli paesaggistici, era anche realizzata in uno spazio fortemente pericoloso dal punto di vista idrogeologico. È stato inoltre sequestrato anche un manufatto di 70 metri quadrati ancora in fase di realizzazione
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  14. Blog “Rischio Vesuvio – Risk Vesuvius”, 8 settembre 2014, QUI

    RISCHIO VESUVIO: LA PIAGA DEGLI ABUSI EDILIZI
    L’abusivismo edilizio in zona rossa è la vera piaga del vesuviano?
    di MalKo

    Il fenomeno dell’abusivismo edilizio all’ombra del Vesuvio accende sempre vivaci dibattiti perché ci sono molte code di paglia che hanno investito direttamente o indirettamente nel mattone selvaggio. Chi ha profuso soldi nell’abuso, generalmente non trova altra soluzione morale al malfatto, che accodarsi in silenzio alle chiacchiere del politico di turno che sbandiera in tutta libertà il bisogno come motore dell’illegalità perpetrata. A dirla tutta invece, i veri bisognosi non hanno nelle loro possibilità i soldi necessari a mettere su la palazzina abusiva. Infatti, non sfuggirà all’attento lettore, che per la semplice ristrutturazione di un bagno, tra l’altro piccolo, occorrono circa seimila euro… con le dovute proporzioni si facciano un po’ i conti sui costi di un fabbricato, anche di un solo piano. Scavo; piattaforma di base e isolamento; plinti o solaio rovescio; spiccato; solai di piano; copertura; tompagni e divisori; intonaco; impianto fognario; impianti tecnologici (luce, gas e acqua); pavimenti e rivestimenti; pittura ed altro…
    L’abusivismo ha varie sfaccettature che vanno da quelle economiche consistenti nell’assenza di fatture a quelle che riguardano la sicurezza letteralmente obliata dalle ditte che operano notte tempo sovente senza alcun progetto esecutivo affidandosi spesso completamente al capo mastro e una manovalanza non sempre in regola.
    La politica conosce molto bene il problema condoni edilizi e di quanti consensi se ne possono ricavare senza esosi contropartite a danno del “solo” territorio in tutte le sue accezioni. Un conto che in area vesuviana nella migliore delle ipotesi dovrà essere pagato dalle generazioni future, che potrebbero vedersi presentare la ricevuta fiscale sotto forma di un possibile evento da cigno nero, favorito purtroppo dall’inusitato affollamento areale. In realtà la corsa al condono è dettato dall’esigenza di assegnare intanto un valore al manufatto abusivo. Senza accatastamento infatti, il prezzo dell’immobile crolla…
    A dirla tutta la faccenda è grave e bisogna incominciare a connotarla nelle sue giuste dimensioni. L’aumento indiscriminato della popolazione in zona rossa attraverso l’abusivismo edilizio, visto che non si rilasciano più licenze, gridiamolo pure aumenta intanto i fattori di rischio degli abitanti che risiedono nella plaga vesuviana da tempo rispettando le regole. Quindi, l’abusivismo e i condoni, minano immediatamente il territorio e la sicurezza di quelli insediati con le carte in regola, e ancora espongono le generazioni future a un rischio maggiore a causa dell’aumento del pericolo, perché secondo la scienza, con il tempo cresce la possibilità che l’eruzione che verrà abbia un indice energetico decisamente più alto delle stime probabilistiche attuali.
    Come sia possibile che con siffatte premesse lo Stato posso favorire i condoni edilizi in una zona dallo stesso Stato classificato a rischio altissimo è un mistero giuridico. Un altro mistero è come sia stato possibile in alcune cittadine il dilagare del fenomeno abusivismo edilizio a livelli tali da generare un paese nel paese…da qui la richiesta che riproponiamo con forza al premier Matteo Renzi, di una commissione d’inchiesta parlamentare che faccia luce sul fenomeno.
    Se la regione Campania procede con il condono edilizio e la riattazione dei ruderi a scopo abitativo, dovrà sperare per il futuro che la pace vulcanica sia una costante, perché potrebbe rischiare denunce per colpa cosciente, una particolare e grave imputazione giuridica molto concreta e che invitiamo i nostri lettori ad approfondire.
    Il fenomeno dell’abuso edilizio ha assunto dimensioni drammatiche al punto che difficilmente sarà possibile procedere agli abbattimenti di migliaia di edifici. Il dato l’abbiamo recepito, concordiamo e ne discuteremo. Intanto sorge la necessità di porre veramente la parola fine a ulteriori insediamenti residenziali nel settore a rischio vulcanico. Solo dopo aver fissato un inamovibile paletto e aver profferito nei fatti la parola basta! si dovrà procedere sul da farsi degli immobili abusivi. Le istituzioni escano dallo stato di accidia in cui versano…
    Secondo la nostra idea, chi ha costruito abusivamente non può vedersi riconosciuto il diritto al condono, perché non può esserci un passaggio di proprietà di un manufatto localizzato in un settore a rischio vitale formalizzato con atti scritti dall’ex premier Letta come spesso si pubblicizza. Chi ha costruito si assuma la responsabilità della colpa e del bisogno conclamato, abitandoci direttamente e senza lasciti di rischio a chicchessia. Questo deve valere per i soli abusi cosiddetti di necessità che comportano già una situazione di domicilio conclamato. Per tutte le altre costruzioni, spiccati e palazzine e rustici e fabbricati allo stato grezzo o disabitati, tale regola non può valere perché non c’è una situazione di allarme sociale o di emergenza abitativa. All’uopo si vigili attentamente perchè il tamburo del condono genera astuzie.
    La polvere da sparo ha rivoluzionato il modo di colpire da lontano senza neanche guardare negli occhi il colpito: per la coscienza risulta molto più facile e accettabile… figuriamoci quanta coscienza occorre nella tutela di una generazione che ancora deve fare la sua comparsa sul pianeta Terra e che si ritroverà immersa tra cento anni in una calca forse col dubbio amletico se conviene affrontare l’ira del vulcano o la folla impazzita… Il futuro è sempre incerto, ma quello che sarà dipende intanto pure da noi
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