Il paroliberismo è uno stile letterario del Futurismo in cui le parole di un testo non hanno alcun legame grammaticale-sintattico fra loro e, dunque, non sono organizzate in frasi e periodi. Mi torna in mente questa corrente artistica ogni volta che mi imbatto in certe dichiarazioni piuttosto singolari di alcuni esponenti politici – ma non solo – che parlano del Vesuvio con particolare disinvoltura. Ho pensato che, a loro modo, anche questi pensieri hanno dignità di memoria e, dunque, di essere conservati per i posteri. Ne raccolgo un po’ in questo post, consapevole di non avere la forza di stare dietro a tutte le “parole in libertà” che vengono lanciate nel calderone mediatico.
Gennaro Salvatore, consigliere regionale in Campania [qui e qui]:
«Se il rischio Vesuvio è reale, scientificamente reale, o viene a Napoli il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e con il presidente Caldoro e i sindaci della Zona Rossa si dispone un Piano Straordinario di Evacuazione, oppure si lasci ai cittadini la possibilità di rendere le proprie case quanto meno più sicure» [“Il fatto vesuviano“, 31 luglio 2014]La frase è stata pronunciata nel corso di un dibattito nell’Aula della Regione Campania su un provvedimento osteggiato dalla minoranza e che, come ha scritto Vincenzo Iurillo, consentirebbe incrementi volumetrici persino nella zona rossa vesuviana, se finalizzati alla stabilità e al risparmio energetico degli edifici.
A proposito degli spiragli cementizi concessi dall’attuale Giunta della Regione Campania, anche nelle zone di pregio paesaggistico e di rischio geologico, e dei dubbi di chi si domanda se il rischio Vesuvio sia “scientificamente reale”, ecco cosa ne pensa Ugo Leone:
(Ugo Leone, “La Regione approva una legge insensata”, in “La Repubblica”, 2 agosto 2014)
Ripeto: «E malamente e volutamente disinformata è da decenni la dirigenza politico amministrativa della Regione che si affida ai piani di evacuazione ignorando più utili e “salutari” alternative»
AGGIORNAMENTO dell’8 settembre 2014:
Un articolo di MalKo si sofferma sul fenomeno dell’abusivismo in area vesuviana: «[…] l’abusivismo e i condoni, minano immediatamente il territorio e la sicurezza di quelli insediati con le carte in regola, e ancora espongono le generazioni future a un rischio maggiore a causa dell’aumento del pericolo, perché secondo la scienza, con il tempo cresce la possibilità che l’eruzione che verrà abbia un indice energetico decisamente più alto delle stime probabilistiche attuali […]». Nel post è rinnovato, inoltre, l’invito al Presidente del Consiglio Renzi di istituire «una commissione d’inchiesta parlamentare che faccia luce sul fenomeno» (invito già espresso in questo post di una settimana prima).
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“Il fatto vesuviano”, 31 luglio 2014, QUI
«RISCHIO VESUVIO? RENZI VENGA QUI, ALTRIMENTI CI LASCI FARE CASE PIU’ SICURE»
di Pasquale Carotenuto
«Se il rischio Vesuvio è reale, scientificamente reale, o viene a Napoli il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e con il presidente Caldoro e i sindaci della Zona Rossa si dispone un Piano Straordinario di Evacuazione, oppure si lasci ai cittadini la possibilità di rendere le proprie case quanto meno più sicure».
Così Gennaro Salvatore, consigliere del gruppo “Caldoro Presidente” del Consiglio Regionale della Campania, nonché Consigliere Delegato per i Rapporti Giunta Consiglio, nel corso del dibattito in Aula sul Collegato al Bilancio 2014 replicando agli interventi sul tema così come resi in aula da alcuni esponenti dei gruppi di minoranza. Opposizione che secondo Salvatore «ha commesso un grave errore politico tirandosi fuori dai lavori della Commissione, dalla possibilità di un confronto serrato, duro quanto si vuole, perché quando l’opposizione c’è stata i risultati positivi non sono mancati».
Positivo, invece, il giudizio sul «ritrovato orgoglio istituzionale di un’assemblea legislativa che in questi giorni ha saputo recuperare, anche in termini di ritardi, il proprio fondamentale ruolo legislativo».
Le catastrofi da cigno nero richiedono alcuni elementi: tempo, grosse energie e mala politica…
l’impressione è che anche all’interno dell’organizzazione del Parco Nazionale del Vesuvio ci siano due anime controverse…e, quindi, due filosofie diverse di cui una di troppo…
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Blog “Rischio Vesuvio – Risk Vesuvius”, 8 settembre 2014, QUI
RISCHIO VESUVIO: LA PIAGA DEGLI ABUSI EDILIZI
L’abusivismo edilizio in zona rossa è la vera piaga del vesuviano?
di MalKo
Il fenomeno dell’abusivismo edilizio all’ombra del Vesuvio accende sempre vivaci dibattiti perché ci sono molte code di paglia che hanno investito direttamente o indirettamente nel mattone selvaggio. Chi ha profuso soldi nell’abuso, generalmente non trova altra soluzione morale al malfatto, che accodarsi in silenzio alle chiacchiere del politico di turno che sbandiera in tutta libertà il bisogno come motore dell’illegalità perpetrata. A dirla tutta invece, i veri bisognosi non hanno nelle loro possibilità i soldi necessari a mettere su la palazzina abusiva. Infatti, non sfuggirà all’attento lettore, che per la semplice ristrutturazione di un bagno, tra l’altro piccolo, occorrono circa seimila euro… con le dovute proporzioni si facciano un po’ i conti sui costi di un fabbricato, anche di un solo piano. Scavo; piattaforma di base e isolamento; plinti o solaio rovescio; spiccato; solai di piano; copertura; tompagni e divisori; intonaco; impianto fognario; impianti tecnologici (luce, gas e acqua); pavimenti e rivestimenti; pittura ed altro…
L’abusivismo ha varie sfaccettature che vanno da quelle economiche consistenti nell’assenza di fatture a quelle che riguardano la sicurezza letteralmente obliata dalle ditte che operano notte tempo sovente senza alcun progetto esecutivo affidandosi spesso completamente al capo mastro e una manovalanza non sempre in regola.
La politica conosce molto bene il problema condoni edilizi e di quanti consensi se ne possono ricavare senza esosi contropartite a danno del “solo” territorio in tutte le sue accezioni. Un conto che in area vesuviana nella migliore delle ipotesi dovrà essere pagato dalle generazioni future, che potrebbero vedersi presentare la ricevuta fiscale sotto forma di un possibile evento da cigno nero, favorito purtroppo dall’inusitato affollamento areale. In realtà la corsa al condono è dettato dall’esigenza di assegnare intanto un valore al manufatto abusivo. Senza accatastamento infatti, il prezzo dell’immobile crolla…
A dirla tutta la faccenda è grave e bisogna incominciare a connotarla nelle sue giuste dimensioni. L’aumento indiscriminato della popolazione in zona rossa attraverso l’abusivismo edilizio, visto che non si rilasciano più licenze, gridiamolo pure aumenta intanto i fattori di rischio degli abitanti che risiedono nella plaga vesuviana da tempo rispettando le regole. Quindi, l’abusivismo e i condoni, minano immediatamente il territorio e la sicurezza di quelli insediati con le carte in regola, e ancora espongono le generazioni future a un rischio maggiore a causa dell’aumento del pericolo, perché secondo la scienza, con il tempo cresce la possibilità che l’eruzione che verrà abbia un indice energetico decisamente più alto delle stime probabilistiche attuali.
Come sia possibile che con siffatte premesse lo Stato posso favorire i condoni edilizi in una zona dallo stesso Stato classificato a rischio altissimo è un mistero giuridico. Un altro mistero è come sia stato possibile in alcune cittadine il dilagare del fenomeno abusivismo edilizio a livelli tali da generare un paese nel paese…da qui la richiesta che riproponiamo con forza al premier Matteo Renzi, di una commissione d’inchiesta parlamentare che faccia luce sul fenomeno.
Se la regione Campania procede con il condono edilizio e la riattazione dei ruderi a scopo abitativo, dovrà sperare per il futuro che la pace vulcanica sia una costante, perché potrebbe rischiare denunce per colpa cosciente, una particolare e grave imputazione giuridica molto concreta e che invitiamo i nostri lettori ad approfondire.
Il fenomeno dell’abuso edilizio ha assunto dimensioni drammatiche al punto che difficilmente sarà possibile procedere agli abbattimenti di migliaia di edifici. Il dato l’abbiamo recepito, concordiamo e ne discuteremo. Intanto sorge la necessità di porre veramente la parola fine a ulteriori insediamenti residenziali nel settore a rischio vulcanico. Solo dopo aver fissato un inamovibile paletto e aver profferito nei fatti la parola basta! si dovrà procedere sul da farsi degli immobili abusivi. Le istituzioni escano dallo stato di accidia in cui versano…
Secondo la nostra idea, chi ha costruito abusivamente non può vedersi riconosciuto il diritto al condono, perché non può esserci un passaggio di proprietà di un manufatto localizzato in un settore a rischio vitale formalizzato con atti scritti dall’ex premier Letta come spesso si pubblicizza. Chi ha costruito si assuma la responsabilità della colpa e del bisogno conclamato, abitandoci direttamente e senza lasciti di rischio a chicchessia. Questo deve valere per i soli abusi cosiddetti di necessità che comportano già una situazione di domicilio conclamato. Per tutte le altre costruzioni, spiccati e palazzine e rustici e fabbricati allo stato grezzo o disabitati, tale regola non può valere perché non c’è una situazione di allarme sociale o di emergenza abitativa. All’uopo si vigili attentamente perchè il tamburo del condono genera astuzie.
La polvere da sparo ha rivoluzionato il modo di colpire da lontano senza neanche guardare negli occhi il colpito: per la coscienza risulta molto più facile e accettabile… figuriamoci quanta coscienza occorre nella tutela di una generazione che ancora deve fare la sua comparsa sul pianeta Terra e che si ritroverà immersa tra cento anni in una calca forse col dubbio amletico se conviene affrontare l’ira del vulcano o la folla impazzita… Il futuro è sempre incerto, ma quello che sarà dipende intanto pure da noi.